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1896

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E come fate allora?

-

Si soffre la fame quando non c'è da mangiare.

-

In questo paese vi

fu

la rivoluzione?

-

No; a Favara invece bruciarono le case e ammazzarono delle per-

sone.

-

E voi perché non faceste niente?

-

Perché è inutile;

il padrone è come il re:

lui fa le leggi e noi

dobbiamo obbedire. Siccome ci dà da mangiare, noi dobbiamo obbedire e

fare quel che vuole lui. Se facciamo la rivoluzione, ci ammazzano o ci

mandano in galera e soffriamo la fame lo stesso; invece stando tranquilli

e lavorando si può guadagnare un tozzo di pane.

-

E se anche stando tranquilli e lavorando non lo guadagnate il tozzo

di pane?

-

Ci si stringe la cinghia dei pantaloni e aspettiamo il giorno dopo.

-

Sai leggere e scrivere?

-

Avevo imparato; ma ora mi sono dimenticato di scrivere, ma mi

ricordo sempre di leggere.

-

Quante ore lavorano i zolfatari?

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Scendono la mattina ed escono la sera.

-

Il padrone della miniera guadagna molto?

-

Sf, molto, non si può sapere quanto guadagna.

-

Che uomo è?

-

Era anche lui caruso; poi a poco a poco diventò ncco e ora è il

primo signore del paese.

-

E come diventò ricco?

-

Opprimendo la povera gente, dando ad usura e rubando.

-

E voi ora lo rispettate molto?

-

Ci dà da mangiare.

Arrivammo alla zolfara, in cui lavorano centocinquanta persone circa,

delle quali una cinquantina

picconieri, e il resto carusi dìpendenti dai

picconieri. Ci servf di guida un sorvegliante che prende cento lire al me–

se. Ecco una economia in regime collettivista, dissi fra me. Di sorve–

glianti non ci sarebbe bisogno.

Mi

legai un fazzoletto

intorno al capo,

mi gettai sulle spalle una giacchetta di operaio, accendemmo due puzzolen–

tissimi lumi ad olio e cominciammo la discesa.

Prima una buca di un metro e mezzo di diametro in fortissima pen–

denza entro la quale si scende per orribili scalini scavati nel- sasso, umidi,

troppo alti, di una forma molto curiosa. Eccola:

Si appoggia un piede sulla parte alta dello scalino, l'altro nella inca–

vatura; poi si ritorna da capo a far la stessa storia con gli altri scalini.

La

conseguenza è che il lavoro è compiuto tutto da una gamba, da quella

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