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1896

paragrafo 4 e .presentarlo in forma di domanda particolare a qualche as–

sociazione stonca.

Le rimando

la lettera del Savini. Ho ripensato a lungo su ciò che

avrei dovuto scrivergli; ma ho finito col rinunziare a scrivere. Che vuole?

Vedo che gli appunti da me fatti al suo lavoro' hanno arrecato al Savini

del dispiacere; ora, se dovessi spiegare a lui le ragioni del mio giudizio,

sarei obbligato a dirgli che non basta in un'opera di cinquecento pagine

e comprendente venticinque

secoli di storia aver citata una ventina di

opere della seconda metà di questo secolo per dimostrare una cultura mo–

derna; dovrei fargli intendere che ho ragioni per credere che alcune di

queste opere sono citate di seconda mano; dovrei indicargli

le opere che

avrebbe fatto bene a consultare sullo scabinato, sul consolato, ecc. e che

egli non conosce; dovrei discutere

la questione della libertà

teramana e

dire che nel periodo che il Savini dice di libertà, il potestà era eletto

è

vero fuori regno, ma da un mediatore eletto dal vescovo; che il ve–

scovo aveva il diritto di eleggere un altro potestà in caso di guerra e che

serbò la giurisdizione criminale per parecchi altri anni dopo il 1207, il che

non indica certo autonomia; insomma dovrei scendere ad un esame minuto

degli errori, delle inesattezze e dei difetti di cui l'opera non

è

povera. Se

Ella se ne vuol convincere, non deve far altro che aprire

il libro a caso

e leggerne due pagine.

Ora per quanto garbatamente

io potessi parlare di questi affari al Sa–

vini, non parlerei mai in modo da convincerlo ed evitargli altri dispiaceri.

È

un uomo che ha lavorato molto, purtroppo senza la cultura e l'ingegno

necessario per lavori di quel genere; ha lavorato molto e, come

è

giusto,

al suo lavoro ci tiene molto. Se nella recensione ho fatto degli appunti

alla sua opera, li ho fatti, perché credo che le recensioni non debbono

esser solo un atto di ricevuta di libri donati, come diceva il Sickel; e fra

i pregi

dell'Archivio Storico

non ultimo credo che sia quello di pub–

blicare delle recensioni sul serio. Le confesso francamente, professore, che

se non avessi tenuto conto del carattere del Savini e della raccomandazio–

ne di scivolare senza approfondire,

il Savini avrebbe presa una malattia

leggendo

la mia

recensione,

tanto

sarebbe stata disastrosa. Legga Lei

qualche pagina del libro e mi darà ragione.

Dunque scrivere per spiegare le ragioni del mio giudizio, no; scrivere

per fare dei complimenti e per esprimere

la mia stima all'autore, credo

sia inutile e d'altra parte non saprei come compilare la lettera. Ho pen–

sato perciò che sia meglio non farne nulla. Se Ella può del resto dar–

mi un consiglio diverso e crede che sia bene scrivere una lettera né carne

né pesce, io cercherò di ponzare dal mio cervello una

letterina e vedrò

se mi riescirà di propiziarmi

l'autore. Dicono che sia milionario e che

abbia una bella figliuola da marito. Peccato che io sia già ipotecato, per-

2

Salvemini

aveva recensito

il

lavoro di F. SAvrNI,

Il

comune teramano

nella sua

Vita

mti'?,a e pubblica dai piu antichi

tempi ai moderni,

Roma 1895,

pp.

XX-612, nell'"Archivio

st orico 11aliano," serie cir., tomo XVI (1895),

pp.

385-389.

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BibliotecaGino Bianco