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Carteggio

ca. E doveva essere una propaganda esercitata in mille campi diversi, che

lasciava quindi a tutti modo di lavorare; per la diffusione dell'alfabeto, della

cultura, delle dottrine filosofiche, come per l'estensione del v9to, per il mi–

glioramento dell'agricoltura, per una piu alta coscienza morale pubblica

e

privata, per il liberismo, per tutto ciò che riteniamo confacente a un mi–

glior avvenire.

Questo è il motivo che mi spinge ancora a desiderare l'unione. Non

siamo cosf numerosi da poter disprezzare la compagnia. Possono magari di–

sprezzarla quelli della pura cultura, non noi che non speriamo certo di

trasformare il mondo con piccolo drappello. Per questo io noQ consento

neppure nel tuo proposito di dichiarare pubblicamente il distacco dal Par–

tito socialista.

Io

ci sto oggi col nome soltanto; ma vorrei poter domani

sentir rifiorire nell'anima mia tutte

le

speranze di bene che esso vi ha su–

scitate .diciassette o diciotto anni fa. E chi sa che non venga

il

momento?

Non ci leghiamo con

esso

cosf stretti che debba travolgerci nella sua ro–

vina; ma lavoriamo a scongiurarla

e

a far risorgere tutto l'ardore

e

l'impeto

sincero di una volta. Se no, a chi affideremo il trionfo delle idealità nostre?

Di chi costituiremo l'esercito e per quale via cammineremo?

Io

mi accuso, nello scriverti questo, di un'inerzia contemplativa nella

quale mi son raccolto da quasi due anni, un po' per l'amarezza delle delu–

sioni patite nelle lotte degli anni passati, un po' per gli allettamenti della

vita domestica: ma prometto a me stesso anche prima che a te di riprendere

l'azione e la lotta quando sia fissata una meta e si voglia compiere un'o–

pera di vera ricostruzione, quando la collaborazione di quanti consentono.

negli intenti nostri faccia sperare nell'utilità del nostro lavoro.

Conosco

te

e la tua coscienza:

tu

che hai praticato a lungo con quelli

della

Voce,

credi che ogni cammino con loro sia impossibile, che occorra as–

solutamente separarsi,

e

non solo nel

senso

di creare fra noi

e

loro una

divisione di lavoro?

Io

ne sarò dolente, continuerò ancora a cercar il

mezzo di non frazionare

le

forze; ma

se

abbia speranza di aiutare con l'o–

pera mia l'opera vostra, la darò come

e

fin dove potrò.

Non potrei, mentre mi dolgo che tutte

le

forze concordi (o che io

ritenevo tali) non restino unite, pensar di rimediarvi col restare in disparte,

cioè diviso da tutti.

317.

Salvemini a Giuseppe Prezzolini, a Firenze

Caro Prezzolini,

Molfetta, 17 ottobre 1911

le prove, che il carteggio Rohlfs-Crispi-Camperio è falso, mi si ac–

cumulano sul tavolo. Può venirne fuori del lavoro interessante anche dal

317. CPr.

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