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Carteggio

veramente è tale, mi sembra troppo fiacca, troppo

disossata;

nel

Trionfo

della Morte

c'era ancora dell'energia; qui non c'è piu; qui si desidera sem–

pre una sgrammaticatura qualsiasi, che permetta di supporre che lo scrit–

tore oltre all'orecchio abbia anche un'anima. E poi anche quel Claudio

Cantelmo non mi sembra un personaggio ben fatto. Badi, io non critico

le idee di Claudio; il protagonista di un romanzo può avere le idee che

vuole, può essere nietzschiano finché gli pare e piace, può essere anche un

diavolo, secondo me. Ciò che importa è che sia conseguente con se stesso,

che il suo carattere si sviluppi logicamente, che sia un carattere viven–

te. Ora Claudio Cantelmo non è nulla; crede di essere un superuomo e

tutta la sua piu grande impresa è stata quella di spronare il suo cavallo con–

tro le rovine dell'acquedotto romano nell'agro; ha messo a scopo della sua

vita la fabbricazione del superuomo futuro e quando si tratta di scegliere

il proprio aiutante o meglio la propria aiutante, resta

H

come l'asino di

Buridano e fa venir la voglia di gridargli: La si decida! Insomma se

il

D'Annunzio avesse voluto mettere in caricatura le idee del Nietzsche, met–

tendoci avanti un superuomo slombato, sfiaccolato, agli antipodi di Za–

rathustra, non ci sarebbe riescito meglio.

lo

ho una voglia matta di fare

un lavoretto su queste

Vergini;

ma non so se lo farò. Ho tanti latini da

correggere! Di pagine belle davvero nel libro ho trovata appena la descri–

zione della fontana, la descrizione della gita alle rovine di quella città,

della quale non ricordo piu il nome, la scena fra lui e... lei, Anatolia

sulla cima del monte alla fine del libro.

È

questo il solo punto, in cui

scompare l'orecchio in parte e appare un pezzettino di cuore.

Ma lasciamo il D'Annunzio, che non merita oramai piu che gli si de–

dichino tante pagine, e parliamo di cose piu interessanti.

Non so se Le abbia già scritto che io sono venuto ad abitare, senza

saperlo, in casa di un giovane socialista, amico dei capi del partito pa–

lermitano e parente del

Lo

Vetere condannato a domicilio coatto e rila–

sciato in libertà condizionale pochi giorni fa.' La sera stessa, che fu lasciato

libero, venne a salutare i parenti ed io lo conobbi. Parlammo fino alle

dodici di notte; mi dette delle notizie molto importanti delle condizioni

politiche siciliane.

È

un giovane molto serio e avrei voluto quella sera

che Ella prendesse parte alla nostra conversazione. Pensai spesso a Lei,

mentre egli mi parlava.

lo

lo credevo un entusiasta, un po' squilibrato;

invece trovai in lui una persona che non si fa nessuna illusione, che rico–

nosce tutti gli errori passati, sente tutte le necessità del presente, vede

purtroppo la infinita ignoranza delle turbe di qui e la loro quasi completa

incapacità a diventar socialiste. Qui, in Sicilia, si aspettano ora una rivolu–

zione non piu proletaria, ma borghese; già,. borghese. Sono i conservatori

che qui fanno un'attiva propaganda secessionista e non ne fanno mistero;

essi tendono ad una repubblica aristocratica, federata, forse sf, forse no

col resto d'Italia. Sono molto curiose le idee di questa gente!

Filippo Lo Vetere era stato uno dei capi piu attivi dei fasci siciliani.

H

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