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Carteggio

Io sento che mentirei se mi limitassi a scrivere solo contro

il

Partito

socialista. Non potendo dir tutto, non dico niente.

Tu dici: devi fare un

piccolo

sacrifizio. Dio mio! voqei farlo anche

grande. Ma ci sono sacrifizi, grandi o piccoli, che non sono leciti. E io

non posso sacrificare il nucleo centrale della mia individualità.

Io ti assicuro che staccarmi dalla

Voce

sarà per me un dolore infinito.

La

Voce

è un po' anche cosa mia. Ma col mio dovere non posso transigere.

E il mio dovere oggi è: o parlare sempre, in ogni numero, di Tripoli, finché

non abbia vuotato il sacco, o non parlare di nulla.

Non credo che farò nulla per conto mio, se mi staccherò dalla

Voce.

Mi sentirei vinto. Il mio distacco dalla

Voce

sarebbe la rovina di quel mondo

che cominciava a nascere in me, mentre cadeva l'antico. Mi sentirò davvero

solo. E quando si

è

soli, si preferisce tacere. Mi raccoglierò in me stesso:

studierò per un paio d'anni, rielaborerò la mia coltura: poi si vedrà.

Per la

Libreria,

se credi, posso far sempre parte del Consiglio di am–

ministrazione. Ma opuscoli non ne faccio. Non faccio piu nulla. Mi chiudo

in casa, e rinunzio alla vita pubblica. Andrò a Roma pel processo d'Albano.

E poi mi farò frate o... quasi. Sono stanco e non ho piu voglia di nulla.

Quapdo credevo che tre anni di lavoro nella

Voce

stessero per produrre

i loro frutti, vedo che forse avevo lavorato sull'arena. Sono bastati pochi

articoli falsificati di giornali quotidiani, per disorientarvi. E vi devo dare

l'impressione d'un testardo e di un mulo.

Bisogna aver pazienza. Il mondo

è

fatto cosf..E io sarei stolto se pre–

tendessi mutarlo, essendo solo. Per fortuna ho ancora lo studio, che stende

le braccia. Forse qui non troverò né i disastri che ho trovato nella vita

familiare, né i disinganni che ho trovati nella politica.

Va da sé che le spese per gli articoli composti e non stampati vanno a

mio carico.

Questa lettera vale anche per Amendola.

311.

Salvemini a Carlo Piacei

Carissimo,

Molfetta, 8 ottobre 1911

non vi disturbate da ora in poi a scrivermi le notizie della cara Nemi–

ni, che spero e auguro sempre migliori. I Luchaire, che sono oramai a Fi–

renze, telefoneranno giorno per giorno per averle,-e me le trasmetteranno essi.

311.

CPI. La risposta di Piacei a questa lettera ed a quella del 6 ottobre (cfr.

n. 309) - conservata in AS - è del 9 ottobre 1911.

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