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1911

piu che la elezione di Gioia del Colle.

La

cattedra di Guglielmo Ferrero ha

per essi piu importanza che la conquista della Tripolitania. Tu e Amen–

dola cercate di conciliarci.

Ma la conciliazione è impossibile oramai.

Lo

stato d'animo di questi

tre anni passati è superato.

La

Voce

non può essere piu quella che è stata

finora, appunto perché finora è stata quella che è stata. Occorre dividerci.

lo

oramai non concepisco piu la

Voce

che come un giornale settimanale

di problemi politici, una specie di

Critica sociale

di venti anni or sono,

in cui la critica letteraria e filosofica faccia da contorno, da ornamento, da

puntello ad un'azione politica determinata. Gli altri la considerano come

una continuazione del

Leonardo.

Bisogna decidersi. Cioè tu, che sei il direttore della

Voce,

devi deci–

dere:

È

evidente che se ti decidi per noi, la

Voce

perderà degli abbonati,

e degli amici sostenitori: sarà nostro obbligo sostituire gli assenti. E vice–

versa, se piegherai verso l'altro gruppo.

Fui ieri e ier l'altro da Giustino Fortunato. Volevo consigliarmi con

lui. Egli approva il mio modo di vedere. Ma trova che la cosa si può con–

ciliare, raddoppiando il formato della

Voce,

in modo che ci sia posto per

tutti. In questo senso scrive al Croce. Rimase assai turbato a sentire che

vuoi abbandonare la direzione della

Voce.

Pensa che si potrebbe provvedere

a sostituirti con due direttori: Amendola per la parte letteraria-filosofica,io

per la politica: mezzo giornale per uno. Ma ho l'impressione che il For–

tunato non si renda conto del centro delle cose.

Io,

per conto mio, non

avrei difficoltà ad accettare qualunque generale Govone e qualunque ci–

presso di San Guido, purché ci sia tutto il Tripoli che

è

necessario. Il

guaio è che mi pare che il Tripoli debba essere soppresso, secondo una parte

degli "amici della

Voce":

e qui è il punto.

Sf: la

Voce

dev'essere organo di

coltura

e di

studio.

Ma in che senso?

Io

penso che, via via che si presenta un problema nazionale, tutti quelli

fra noi, che se ne sentono la voglia e la capacità, debbono studiarlo

sul

serio,

e pubblicare i resultati degli studi. Non saremo d'accordo? Discutere–

mo. Ma tacere, mai, mai, mai. E piu attuali saranno i problemi, meglio

sarà. Noi dobbiamo fare la

politica spicciola

a base di coltura e di studio.

Invece, una parte degli amici vuole escludere la

politica spicciola.

Ecco il

punto.

E tu devi decidere. E finché non decidi, io sento di dovere astenermi.

Dal Partito socialista sono oramai

irrevocabilmente

diviso.

Lo

avrei

detto sulla

Voce

se avessi potuto scrivervi tutto ciò che voglio. Se io ho

da dire due cose, e voi mi permettete di dirne una sola, è evidente

che quella sola diventa una bugia.

Anche Bellonci sul

Giornale d'Italia

scrive contro il protezionismo

delle cooperative. Ma se volesse scrivere contro il protezionismo degli zuc–

cherieri, il

Giornale d'Italia

glielo impedirebbe.

Ergo

gli articoli contro le

cooperative sono una bugia.

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