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Carteggio

305.

Ciovanni Amendola a Salvemini

Firenze, 29 settembre 1911

Caro Salvemini,

ho letto con dispiacere la tua lettera,' che ho trasmesso a Prezzo.

lini. Né credo che da lontano, per lettera, si discuta molto bene di una

questione cos{ importante come quella che tocchi. Poiché tu metti

il

dito sulla piaga della

Voce,

una piaga che io conosco da lungo tempo

e di cui- tu forse ti sei accorto solo ora. Ma sono certo che le conside–

razioni che sto per farti fare ti persuaderanno a guardare la cosa con mag–

gior calma.

La

Voce

è

sorta tre anni fa come espressione di un gruppo -di gio–

vani, legati sopratutto dalla volontà di Prezzolini, e che avevano in

comune un bisogno di rinnovamento morale, ma non determinate idee

politiche o morali. Questi giovani fornirono i mezzi, il lavoro, e la

solidarietà necessaria per l'opera: si cercava una missione, una funzione

a cui consacrare tutta questa energia. Quando tu sei entrato nella

Voce

affermando la necessità di un'azione pratica e politica, non tutti erano

pronti a riconoscere l'opportunità del tuo orientamento, che, nonostante

questo, diventò l'orientamento della

Voce.

Cos{ la questione della "poli–

tica" della

Voce

è

sorta non come un'opposizione fra serietà e letteratura,

ma fra certe tendenze ed altre: cos{ vi

è

stato qualcuno, la cui moralità

e serietà posso garantirti, che era sinceramente convinto che il suffragio uni–

versale sarebbe stato dannoso al paese: tuttavia questo tale si

è

mante–

nuto fedele alla

Voce

che ha aiutato con molte migliaia di lire, e pur

sentendo che c'era un problema da risolvere ha capito che il problema era

difficile e che richiedeva tempo e riflessione. Ora io vorrei chiedere a te di

far lo stesso; non

è

a distanza e per lettera che si può discutere un

aut–

aut

come quello che tu poni.

La

questione (che implica la vita stessa della

Voce)

mi sembra abbastanza seria perché

tu possa fare il sacrificio di un

mese a deciderla;

cos{ come altri hanno fatto il sacrificio di molti mesi

e di anni, nonostante si sentissero _contrariati dalle varie campagne politiche

a te care (suffragio, anti-Tripoli, anti-Trieste).

Io

credo, caro Salvemini,

che tu sentirai abbastanza questo senso di corresponsabilità che dovrebbe le–

gare fra loro gli

Amici della "Voce"

per non insistere nel modo

pragmati–

stico

in cui hai posto la questione, e per discuterne a voce ai primi di

novembre.

Ora, dopo tre anni, si era appunto pensato di saggiare

il

gruppo degli

Amici

per vedere se c'era la. possibilità su alcuni punti fondamentali di

azione politica. L'idea

è

tua: tu sai che io l'appoggiai subito. Dopo

305.

AS.

Ed.

in

Amendola,

pp. 295-298.

·I Si tratta evidentemente della lettera di Salvemini a Prezzolini, del 28 settembre 1911,

al n. 303 di questa raccolta.

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