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1911

ra

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stesso per il nostro accomodamento. E tutto quello che il Muratori

avrebbe concesso, sarebbe questo che ti ricopio e sul quale chiedo il tuo

parere. La dichiarazione riguarda il solo colonnello: gli ufficiali si accomo–

deranno da soli.

"Giuseppe Prezzolini confermando le dichiarazioni rese in giudizio,

dichiara di non aver inteso di diffamare in alcun modo o ingiuriare l'eser–

cito o il corpo degli ufficiali di cavalleria, pur riconoscendo che la forma

del suo articolo, scritto in un momento di generale commozione in seguito

al tragico fatço di Roma, poteva suscitare quella impressione spiacevole che

produsse dolorosamente in Firenze, negli ufficiali di cavalleria.

Il colonnello Cantoni prende atto con piacere di tali dichiarazioni

e desiste dalla querela."

Di fronte a questa dichiarazione, dalla quale è stata tolta

la parte piu

importante

(quella in cui il colonnello riconosceva che io non avevo l'a–

nimo del· diffamatore), quale può essere il mio contegno?

Se avessi la

Voce

compatta ed unita, se tu, Slataper, Casati ecc. e

quanti in questi mesi hanno dichiarato, per un verso o per un altro, di vo–

lersi o doversi allontanar dalla

Voce,

foste, come una volta, uniti e legati con

me: non c'è dubbio, io lotterei legalmente, e se condannato, farei i miei

sette mesi per restare in Italia a lavorare con voi.

Ma vale la pena che io faccia questo sacrificio di sette mesi? A me

pare di no. Non ho per la

Voce

quel senso di affetto e di fiducia di prima,

visto che tanto non servo a nulla.

D'altra parte, se io firmo quella dichiarazione, mi sento diminuito e

per me e per il pubblico. Posso firmarla

come uomo privato

e

dopo avere

date le dimissioni dalla "Voce,"

poiché si tratta di cavarsi un fastidio e non

c'è nulla contro la verità. Come

direttore della "Voce"

non posso.

Che ne pensi tu?

Io

vorrei che tutti faceste uno sforzo per salvare

la

Voce,

sacrificando qualche cosa, e magari facendo vita nuova, con

uomo nuovo alla testa. L'impresa della "Libreria" può sempre andare

bene.

Io

darò ogni aiuto di pensiero e di consiglio e di opera, purché

il

mio nome

non appaia.

Mi pare che questa sia la cosa migliore.

Io

mi ri–

tirerò assolutamente agli studi, non facendo piu nulla di azione. Dopo

una tale dichiarazione mi parrebbe assolutamente fuori di luogo.

Telegrafami il tuo parere. Stasera sentirò Amendola e altri amici.

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Paolo Spingardi, deputato di Anagni nella legislatura XXII, senatore dal 1909, era mi–

nistro della Guérra nel gabinetto Giolitti, dal 30 marzo 1911 al 31 marzo 1914.

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