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1911

non vale un corno (io mi domando se vale la pena che la

Voce

si occupi

dei futuristi: all'arte sf, si deve fare il posto che le tocca, ma... ai futu–

risti, eh via! sarebbe come se io mi mettessi a scrivere un articolo di tre

colonne per il lavatoio di un comune di cinquecento abitanti!); ma ha avuto

torto a dirlo in quella forma. Se non l'avesse detto in quella forma,

i

fu–

turisti non avevano diritto d'iniziare una questione personale; e noi aveva–

mo il dovere di essere tutti solidali col Soffici. Questo è il centro della

questione. Ma quando non c'è la ragione, .allora l'amicizia, che si rende

solidale contro giustizia, non è piu amicizia. Quando non c'è la ragione,

anche chi rimetterebbe per te la sua vita, tu hai il dovere di abbandonarlo

solo. In questo caso il tuo dovere di direttore della

Voce,

cioè di rappre–

sentante di tutti noi - anche ammesso che sia stata opportuna la pub–

blicazione dell'articolo Soffici sotto la

sua responsabilità

-

era di dire:

"Ogni collaboratore scrive quel che vuole ed è personalmente responsabile

di quel che scrive."

Non puoi credere, caro Prezzolini, quale profondo dolore mi abbia

fatto quest'incidente. Non ne parlo con nessuno, perché mi fa pena sentire

che tutti ... sono d'accordo con me. Col Borgese abbiamo solo sfiorato

l'argomento. Vedo che anche lui si duole di non poter consentire con te.

Tu sei una grande forza. Tu puoi fare un immenso bene. Tu non

hai il diritto di compromettere la tua possibilità d'agire utilmente.

Per fortuna hai messo insieme tanta forza, che quest'incidente disgra–

ziato ti ha diminuito poco. Ma ti ha diminuito un poco. Ma per carità

provvedi seriamente all'avvenire. Casi di questo genere non ne devono av–

venire piu a nessun patto

per causa nostra.

Questo è un nostro dovere

assoluto. Se non rimaniamo fedeli a questo dovere, a costo di qualunque

sforzo, la nostra opera va in fumo.

Bisogna che ci rendiamo ben conto della nostra condizione. Se voglia–

mo continuare per la strada, che ci si è rivelata, dobbiamo abbandonare

assolutamente il tono dei primi mesi della

Voce

(anch'io ho tirato le mie

sassate). Dobbiamo dire le stesse cose, ma dobbiamo dirle in modo che

nessuno ne ricavi un diritto

secondo le convenzioni comuni,

o peggio an–

cora secondo i principi morali, a suscitare contro noi vertenze personali.

Se poi vogliamo continuare nel tono di una volta, allora rinunziamo

a proseguire in un'opera, in cui è la giustizia delle nostre idee che finora

ci ha aiutati, nonostante qualche eccesso di forma, ma da ora in poi gli

errori di forma danneggerebbero la forza delle idee.

Quanto al processo, occorre ora piu che mai venire ad un accomo–

damento. In appello sarai condannato di sicuro, e gli ufficiali saranno as–

solti. Sai che Muratori disse a Fortunato di essere favorevole a un acco–

modamento. Occorre che appena Muratori torni a Firenze, tu gli faccia

parlare da Del Beccaro. Intanto presenta querela agli altri ufficiali. Anzi

spero tu l'abbia già fatto.

Rileggo· l'articolo della

Voce,

prima di chiudere questa lettera.

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