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Carteggio

moto poco abile, per quanto sempre onesto e generoso, che possa inde–

bolire l'efficaciadell'opera tua. L'esperienza della vita reale, o meglio pratica,

a poco a poco, renderà inutile ogni mio consiglio: allora tu sarai quell'uomo

non solo forte, ma anche riconosciuto tale da tutti, che potrà impiegare tutta

la sua forza nell'opera che egli vorrà compiere, senza correre pericolo di di–

strarne molte parti preziose in piccoli incidenti minori.

Io,

come direttore

della

Voce,

vorrei solo essere un tuo fratello maggiore, che via via ti di–

cesse quel che non devi dire o fare: vorrei essere l'avvocato della tua forza

e delle tue capacità, di cui tu non ti rendi ancora conto e le credi minori

di quanto non sieno e perciò qualche volta le spendi in perdita.

Ciò posto, io non potrei accettare, se non a queste condizioni (quali

ora mi si presentano al pensiero, e salvo rielaborazione .del pensiero stesso):

I) Direttore io, redattore capo o segretario di redazione tu. Questo

nella testata del giornale.

2) Tu continui tutto il lavoro col metodo seguito prima. Solo

gli articoli, che tu via via credi pubblicarli, li passi a me: io li riguardo,

e li dichiaro pubblicabili controfirmando il manoscritto, oppure ti spiego

i motivi per cui non sono da pubblicare o vanno corretti. A tutto il resto

ci pensi tu.

3) Nulla si deve pubblicare senza l'accordo di noi due; e noi due

siamo solidalmente responsabili del giornale. Per ogni vertenza legale o ca–

valleresca rispondo io. Se c'è da fare a cazzotti, andremo insieme.

4) Bisogna che tu t'impegni ad astenerti, anche fuori della

Voce,

da ogni impulso formale che possa trarti in vertenze non giustificate dalla

gravità della cosa. Tu non sei il signor Giuseppe Prezzolini, che possa fare

quel che gli pare e piace. Hai degli obblighi verso il movimento che hai

creato. Giolitti non può andare per il Corso in maniche di camicia e con

la giacchetta su d'una spalla per il gran caldo. Non farebbe nulla di male,

ma non dovrebbe farlo. Se noi ci mettessimo d'accordo per mantenere nella

Voce

un certo tono di discussione; e contemporaneamente ci mettiamo,

fuori della

Voce,

a scrivere con un tono diverso, veniamo meno al nostro

dovere.

Queste sono le idee che mi vengono a un tratto. Pensaci tu.

Ho scritto ad Amendola pregandolo di soprassedere ad ogni dichia–

razione pubblica:

A proposito, l'Amendola sarebbe un buon direttore, credo.

Risponderò ai

Nazionalisti,

ma... con comodo! Voglio trattare tutto

il problema della politica estera e del nazionalismo.

• La lettera non

è

conservata nelle carte Amendola.

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