

1911
solo di non potermi considerare solidale con te in quest'ultimo incidente.
E poiché non voglio dichiarare pubblicamente questa non solidarietà mia,
perché ciò sarebbe adoperato dai nemici personali tuoi come arma contro
di te al di là del giusto e dell'onesto, io cerco di non apparire attivamente
solidale, e sospendo la collaborazione alla
Voce
per alcu~e settimane, cioè
fino a quando non sia dissipato l'eco di ciò che è avvenuto.
C'è oramai in Italia un'opera iniziata, a cui tu hai avuto
il
merito di
dare !'aire. Quest'opera è estremamente complessa e difficile e penosa.
Noi abbiamo il dovere di non aumentare la gravità dell'impresa, con er–
rori minuscoli in sé, ma gravissimi per la ripercussione che hanno intorno
a noi. E tu sei venuto meno a questo dovere.
La prova del danno che tu hai prodotto partecipando
all'affare
Soffi–
ci, tu puoi misurarla da questo fatto solo: se la cosa fosse avvenuta qual–
che settimana prima, il numero unico di Torino pervenutomi qui or ora in–
sieme alla
Voce
non si sarebbe potuto fare. Ti par poco?
Bada bene: io non appartengo alle persone per bene. Io tengo per
fermo che una buona scazzottatura in molti casi risolve perfettamente un
problema ed evita il sorgere di altri problemi. E credo di averti scritto,
dopo la condanna, che al prossimo incidente, occorreva metterci d'accordo
per far passare ad altri la voglia di continuare.
Ma per far questo, bisogna
innanzi tutto
avere ragione. Ora il Soffici
non aveva ragione. Egli aveva provocato il pittore futurista, dandogli del
porco
piu o meno direttamente. Chi dà del porco a un altro uomo, apre
lui una ingiusta vertenza, e se la deve sbrigare lui. Nell'affare Corradini,
il Corradini non aveva il diritto di investirti con la violenza, né di sfi–
darti: la tua critica poteva dispiacergli, ma non dare origine a un fatto
personale. Nell'affare degli ufficiali, tu trattavi di un problema di interesse
generale: e gli ufficiali hanno avuto torto ad entrare in ballo essi per–
sonalmente: Ma il Soffici ha critica_to
un uomo in particolare,
dicendo
che le sue pitture sono porcherie, come altra volta disse di alcune
sculture che erano roba da pederasti. Se la persona cosf, non criticata, ma
insultata, reagisce, se la sbrighi il Soffici.
La
Voce
in questo non c'entra.
La
Voce
a:pre le sue colonne a tutti. Ognuno scrive quel che vuole sotto
la sua responsabilità.
Se alcuno assale uno dei collaboratori della
Voce
per un'opera di cri–
tica, che non contenga insulti personali, noi dobbiamo essere tutti solidali
coll'assalito: perché in questo caso l'assalto violento è una violazione dei
diritti della libera critica, è un voler rendere impossibile il giornale. Se i fu.
turisti fossero venuti ad assalire te, perché avevi pubblicato l'articolo del
Soffici, noi avremmo dovuto renderci solidali con te; perché intendiamo es-
2
Si veda, per questo,
G.PR.,
Italia mia,
nella "Voce" del 9 marzo 1911, p. 521, e
Se–
conda e non ultima caccia all'uomo,
corsivo firmato da Prezzolini, nel numero del 16 marzo
1911, p. 536: in seguito .al primo articolo, sette ufficiali di cavalleria aggredirono e ingiuriarono
Prezzolini. Successivamente alla querela di quest'ultimo e al processo che ne segui, egli
fu
con–
dannato a dieci me~i di reclusione per diffamazione.
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