

1896
cominciare. Ecco; esaurirò prima tutti gli argomenti accennati dalla
Sua cartolina e poi, secondo il mio solito, mi abbandonerò alla penna
e scriverò piu o meno a vanvera finché non avrò raggiunto quel miserabile
peso dei quindici grammi.
Passai da casa Trabia una prima volta per informarmi dell'arrivo del
principe'; ritornai, quando lo seppi arrivato, domandai- se era possibile esser
ricevuto, mi dissero di no; pensai allora di lasciare un'altra carta da visita col–
l'indirizzo (la prima l'avevo lasciata il primo giorno) insieme col Suo bigliet–
to. Questo
fu
il 26 dicembre. Finora non sono stato chiamato. Vedremo. Ho
però già in vista quattro ore di lezione in una classe aggiunta rimasta libera
per la promozione del professore: le avrò? non le avrò? l'avvenire
è
nelle
ginocchia di Giove o per meglio dire del preside, al quale ho avuto il torto
di non aver fatto nessuno di quei complimenti e di quelle strisciature, che
sono necessarie per propiziarsi gli dei. Che santa Rosalia, protettrice di Pa–
lermo, mi assista.
Il Mori
è
stato a Firenze nelle vacanze di Natale e non capisco come
non sia passato da Lei; non ha scritto neanche a me e non capisco neanche
questo. Forse temeva di darLe noia nei giorni di Natale, forse ha avuto
molte noie in Firenze - anche lui non dorme in un letto di rose, povero
ragazzo! - chi ne capisce nulla?
Terminai di leggere il Suo romanzo, naturalmente.' Non mi pare che
Ella sia riescito sempre a superare le difficoltà gravissime, che lo studio di
un tipo patologico come Piero Tavolini non può non suscitare. O meglio,
mi pare che nell'analisi Ella sia riescito molto bene; ma quando si
è
trat–
tato di ricostituire la sintesi e presentare il carattere sotto una forma
per dir cos( plastica, non sempre la fusione dei diversi pezzi sia riescita
perfetta. Questo non va detto della parte della narrazione che segue il fur–
to, la quale mi pare fatta
molto
bene; ma i momenti psichici in cui il
furto si prepara, i motivi di esso, tutto l'insieme delle determinanti del
furto
si capiscono,
si capiscono specialmente a narrazione finita, ma non
si vedono
ben connesse insieme.
Le cose che mi piacciono non le dico, perché a Lei non deve importarne
niente; quando mi manderà le Sue novelle, allora mi auguro (dico
mi augu-
1·0,
perché se dicessi
sono certo
avrei l'aria di farLe un complimento) mi
auguro, non potendo dirne nessun male, di essere obbligato a dirne tutto
bene.
A proposito, non Le pare che la sicumera con cui io giudico Lei
sia parecchio buffa? Ah, mio Dio! Questi ragazzi, questi ragazzi! A propo–
sito di ragazzi, sa che quei birbanti dei giovani del mio liceo non vo–
gliono chiamarmi professore e mi chiamano
il professoricchio?
Nella seconda metà di dicembre ho letto
Le Vergini delle Rocce.
Non
mi sono piaciute punto. Quella forma, che tutti dicono musicale e che
1
Pietro Lanza, principe di Trabia, deputato di Palermo III nelle teaislature XVIII–
XXIII. La cartolina di Piacei non è conservata in AS.
2
C.
PLACCI,
Un furto; romanzo,
Milano 1892.
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