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1910

zione della piccola industria ed ha quindi t\ltte le caratteristiche del so–

cialismo piccolo borghese. Ma col prevalere da noi, come in Francia, della

piccola impresa e dell'artigianato, essa trova il terreno favorevole e continua

a risorgere dalle ceneri e dai disastri.

Certo

è

che, tanto queste, come le cooperative di lavoro, sono movi–

menti di categoria e perciò necessariamente egoistici e non hanno né pos–

sono avere a lungo quel deciso carattere di classe che hanno le organiz–

zazioni operaie. Sarebbe perciò, secondo me, utile, che i due movimenti

andassero ognuno per la propria strada e non venissero confusi, come lo

sono ora da noi a differenza di tutti gli altri paesi. Tanto piu che questa

simpatia per la cooperazione, che ha ritardato, in Belgio come in Francia,

lo sviluppo del movimento sindacale, serve a distogliere i migliori dal

movimento di resistenza e lo priva, cosf, delle capacità direttive, senza

delle quali

è

vano pensare ad un movimento sindacale. Il movimento sin–

dacale

è,

da noi, per un complesso di cause di natura economica, morale,

intellettuale, ancora ai suoi primi passi.

Lo

stato rudimentale della cultura operaia non permette alle masse

di produrre aristocrazie; lo sviluppo dell'industria toglie alle leghe i pochi

elementi di elezione che producono e li trasforma in capi operai, capi

tecnici ecc.; la povertà dell'idealismo delle nostre masse

fa

si che pochi

sentano il desiderio e il bisogno di far dell'azione sindacale lo scopo pre–

minente, assorbente della loro vita, un apostolato e un sacerdozio. Cosi si

sviluppano di preferenza queste forme spurie di azione proletaria. Per fortu–

na i padroni cominciano ad organizzarsi sul serio e fra qualche anno ren–

deranno impossibile alle organizzazioni di carta dipinta che abbiamo di ot–

tenere vittorie nel campo sindacale e nel campo politico. I due studi pubbli–

cati dall'Ufficio del Lavoro nel

Bollettino

del maggio e giugno 1909"

sulle organizzazioni padronali nell'industria e neila agricoltura e lo statuto

della Confederazione dell'Industria - creata a Torino - e pubblicato nel–

la

Confederazione del Lavot"O,

sono pieni di interessanti insegnamenti in

materia. Queste organizzazioni faranno ciò che non ha saputo fare da noi

la propaganda socialista, che, salvo eccezioni, non

è

mai stata una pro–

paganda pervasa da quel grande spirito profetico e nello stesso tempo rea–

listico del marxismo. Il nostro socialismo

è

del socialismo oweniano, di pa–

tronato, luzzattiano, socialismo da "alte idealità della borghesia" e il mo–

vimento operaio in lato senso

è

un po' lo stesso, non un movimento

profetico di classe. Gli

è

per questo che Luzzatti

è

il piu genuino e au–

torevole rappresentante della socialdemocrazia italica. Pieno di ammae–

stramenti per noi può essere un pregevole studio della Helene Simon:

Robert Owen (Sein Leben und seine Bedeutung fiir die Gegenwart),

(Jena,

Fischer, 1905).

Hai visto che per completar l'opera si va discutendo della creazione

di un "partito del lavoro," che non si capisce cosa debba essere, quando

non voglia essere un partito operaio di politica opportunista di gruppi e

non di classe? Temo, però, che non accada a noi ciò che

è

successo al

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