

1910
256.
Salvemini a Giuseppe Lombardo Radice
Firenze,
20
maggio
1910
Mio carissimo Peppino,
la tua lettera a Prezzolini mi ha fatto una grande g101a.Non che du–
bitassi del tuo pieno consentimento a ciò che avevo dovuto fare ad Albano
per una necessità, che mi riesd dolorosissima, ma alla quale dovetti sotto–
stare per non perdere ogni ragione di vita. Ma temevo il tuo silenzio
dipendesse da malattia o da altro non lieto motivo.
Dunque, caro, sono ben contento che tu mi abbia compreso e appro–
vato. Tutti i miei amici, proprio tutti, nessuno eccettuato, mi hanno ma–
nifestato il loro pieno consenso. E questo vuol proprio dire che non ho
sbagliato. Perché della opinione dei giornalisti democratici non m'importa:
mi seccherebbe, anzi, di essere approvato da quella gente. Ma gli amici
sono la mia seconda coscienza. Se sono d'accordo con loro, mi spingo
avanti senza esitare. Se non mi sento in comunione completa, subito co–
mincio a temere di essere su cattiva via.
Bisogna, poi, che ti dica che la mia ritirata di Albano
è
stata com–
presa ed approvata dai piu fra coloro, che non avevano interesse a darmi
torto ad ogni costo. Al mio paese, che aveva mandato ben millecin–
quecento lire per le spese elettorali, sono quasi tutti contenti di quel che
ho fatto.
Finanche nel collegio di Albano parecchi fra coloro, che io avevo sa–
crificati con me e che avrebbero avuto motivo di volermene, hanno rico–
nosciuto che ho fatto pene. E già si parla di portarmi candidato un'altra
volta.
Ma un'altra volta - dato che accettassi - sarei molto piu intransi–
gente di ora. E comincerei con impostare la campagna su una base schiet–
tamente antibloccarda e antimassonica. Per quel che riguarda l'opera di quel–
la, che
tu
hai ben detta "democrazia extraparlamentare," vedo anch'io
- sebbene ne senta quasi paura - che in essa mi occorre assumere una
posizione direttiva. Ma
è
bene che le cose vengano da sé, e che io non
faccia nulla per atteggiarmi a duce. I) Sarebbe ridicolo. 2) Sarebbe dannoso.
Se
è
proprio destino che io debba capitanare questo nuovo partito,
accetterò l'ufficio, consapevole delle lacune della mia personalità, per man–
canza di uomini piu adatti di
me.
Ora
come
ora, la mia opera deve consistere nell'elaborare e popolariz–
zare il programma del nuovo partito. Senza un programma di riforme
con–
crete, immediate,
da innalzare al momento opportuno come bandiera, non
256. CLR. Sull'ultimo foglio dell'originale, dopo la firma di Salvemini,
è
scritto,
di pugno di Giuseppe Lombardo Radice: "22 maggio 1910. Parto per Palermo, vado a
commemorare il povero Ignazio Caldarera e a tenere un discorso sulle biblioteche popo–
lari. Ma tu scrivi lo stesso a Catania. Baci. Peppino."
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