

Carteggio
equilibrio! - e
H
su due piedi improvvisai un altro paragrafo; e lo inserii
nel manoscritto già pronto per l'invio. Pensai che non essendo indicato il
comune, la cosa non poteva portare a conseguenze. Non pensai al "don
Giustinom: e dire che sono uno storico! Ma forse a Rionero
l'Avanti!
non giunge nemmeno. Motivo per cui, posso sperare di non aver fatto troppo
male. Intanto tu scusami di questa mia leggerezza.
Ho ricevuto le duecento lire, con cui ti iscrivi socio perpetuo nella no–
stra Società. Grazie, caro, a nome di tutti della tua generosa offerta.
La
Società di Roma non
è
ancora definitivamente costituita. Tu sei del
comitato promotore. E spero vorrai rimanere del comitato definitivo. Il
Gallarati-Scotti deve averti inviato in bozza il progetto di statuto: gli scrivo
per sollecitarlo. Il 26 o 27 febbraio c'è un'adunanza a Roma. Potrai inter–
venire?
Sabato prossimo parlo alla Camera del lavoro di Roma sulla decadenza
parlamentare, la questione meridionale e il suffragio universale. Spero di far–
mi prendere in uggia da tutti. Il contegno dell'Estrema sinistra di fronte
a Sonnino mi fa schifo; e lo dirò: nella forma piu tenue, che sia possibile;
ma lo dirò.
A proposito di questione meridionale, a me non pare inutile che il Vil–
lari - magari errando storicamente - parli di glorie passate. Mentre noi
facciamo le nostre distinzioni fra inferiorità determinate da cause geogra–
fiche e storiche, e inferiorità di razza, i settentrionali non guardano tanto pel
sottile e ci disprezzano come gente incapace di una inguaribile incapacità.
Il fondo dello spirito settentrionale di fronte a noi,
è
il disprezzo.
In
que–
ste condizioni,
è
bene reagire magari a base di errori storici. Il bene
è
piu
utile della verità, in certi casi.
La
illusione del
Primato
fu
utile nel periodo
del Risorgimento. Denudiamo senza pietà le piaghe d'oggi; non lasciamo
inesplorata nessuna delle nostre inferiorità attuali; gridiamo sui tetti che
siamo poveri e abbiam bisogno di guarire da lunghe malattie dopo lunghe
cure. Ma accendiamo sempre la luce della speranza; accusiamo la nostra
volontà non la natura; facciamo che la denuncia del male sia eccita–
mento al lavoro, non pretesto a non lavorare. E il richiamarci a glorie pas–
sate, magari posticce,
è
buon metodo di guerra.
Scriverò al Zagaria e al Severini oggi stesso.
Addio, caro. Ti saluto con un grande affetto, mezzo fraterno e mezzo
figliale.
2
Cfr. G. SALVEMINI,
Contro l'avocazione della scuola media allo stato,
in "Avanti!" del
10 febbraio 1910: in questo articolo Salvemini riproduce un brano di lettera "scritta
il
26 gen–
naio 1910 in un comune della Basilicata" sulla situazione dell'insegnamento elementare. L'arti•
colo di Salvemini
è
riprodotto
in
SALVEMINI,
Seri/li sulla scuola,
pp. 186-193;
il
brano, cui
allude nella lettera,
è
a p. 189.
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