

1908
214.
Ugo Guido Mandolfo a Salvemini
Assisi,
21
febbraio
1908
Caro Gaetano,
ti dirò a voce, fra qualche mese, c10 che ho detto sul Tirreno, gli
Etruschi, Cartagine, Roma, i Saraceni, Pisa, Genova, gli Aragonesi etc.
Grazie del tuo compiacimento, e grazie anche del consiglio. Facilmente
finirò per andare a Palermo, ma col cuore stretto. Ferrari mi annunzia che
si aprirà a Firenze un concorso per direttore generale delle scuole del co–
mune (stipendio iniziale: cinquemila lire) e mi sollecita a concorrere.
Io
forse concorrerò, ma è assai difficile che, riuscendo, mi induca ad accet–
tare. Tu che ne dici?
Nelle tue accuse e nei tuoi apprezzamenti sei poco giusto, e non
tieni conto di molte circostanze. Al Kirner tu sai quale affettuosa vene–
razione io avessi: e non mi duole di sentirne contrapporre il ricordo all'o–
pera nostra da chi ebbe, come te, tanta comunanza di pensiero con lui.
Ma devi anche riconoscere che nessuno ha posto cosi risolutamente il pro–
blema, cui tu accenni, dinanzi alla coscienza delle sezioni, come abbiam
fatto noi nella relazione al Congresso.
Che cosa han fatto gli amici nostri per aiutare la prevalenza del–
l'indirizzo da noi propugnato? A Prato sciolgono la sezione; a Bergamo
il Legrenzi e il Bonollo,' concordi con noi, si ritirano e cedono il posto
agli altri; e altri ci scrivono rii non poter far nulla. Dove sono dunque i
compagni che noi dovremmo condurre alla battaglia? Su quali forze noi
dovremmo poggiare? Se sentissimo stretta attorno a noi una falange com–
patta e pugnace, potremmo anche condurci diversamente.
Non voglio per altro nasconderti che a certi eccessi io non intendo
possibile né giusto arrivare. Non c'è bisogno di essere feticisti del mate–
rialismo economico per intendere che la questione dei centesimi, finché
c'è, non può essere negletta: né dobbiamo poi sdegnarci soverchiamente
se quelli che ebbero poco o nulla, non veggono ora altro problema se
non quello che tocca le loro tasche. Bisogna pensare anche agli elementi
che costituiscono la nostra classe: gente cresciuta per tanti anni senza
ideale, senza intuizione di una vita collettiva, di un'attività associata: è
già molto che confondano il proprio interesse con quello di cinquanta, di
cento altri. Mandarli via, costringerli ad uscimene
[sic],
provocare la crisi?
Non so se il risultato sarebbe adeguato all'aspettativa: probabilmente ci
troveremmo domani nelle stesse condizioni di oggi.
.
214. AS. La lettera di Salvemini, cui risponde, dell'll febbraio 1908, è pubblicata
:n questa raccolta al n. 213.
BI
Giuseppe Legrenzi, ordinario di matematica all'istituto tecnico "Vittorio Emanuele" di
erga.mo; Luigi Bonollo, insegnante al ginnasio "Sarpi"
cli
Bergamo.
Il congresso cui Mondolfo si riferisce
è
evidentemente
il
VI congresso nazionale della
Fe•
derazione; cfr. doc. n.. 197, nota n. 2.
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