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1904

infinitamente grato per l'invio del libro di prosa maestrale, per l'articolo

sulla fuga di Varennes e

per

l'altro sul volume di Masi che io ho

trasmesso all'autore incantato.' Sono stato di recente a Milano per la prima

della

Figlia di Iorio

che mi piace in modo sommo: poi a parlare di

cose intellettuali a Nervi con donna Laura Gropallo, ed infine a Viareg–

gio, da mia sorella, che vi migliora in salute. Una assenza di quasi un

mese. Sono tornato per fare la mia prima lettura in pubblico con im–

mensa paura preventiva, un attacco di nevrastenia che mi aveva fatto cer–

care il surrogante persino... Nulladimeno all'ultimissimo istante lo sciam–

pagne ha operato in me una decisione ottimista. Ho letto da me e non

male, divertendomi, e con massima calma. L'esito è stato buono ed

i

mondani e professori della "Leonardo da Vinci" sono rimasti soddisfatti.

Il tema era

LA musica nella vita moderna,

tema datomi perché doveva

riempire un vuoto in una serie.' Io sono piu che mai ingolfato nelle

mie simpatie per il "Regno": sperimentalmente sono convertito alle idee

reazionarie. Già tutti gli uomini pratici - Pareto, Giolitti, Spencer - fini–

scono per fare i conservatori pur chiamandosi radicali o liberali larghi.

Vuol dire che all'atto pratico certe teorie non reggono. Come non essere

scettici?... Mi maraviglio che esistano dei credenti politici, sia nel campo

socialista sia in quello avverso. Piu che mai io credo soltanto ad una

po–

litica di forza e d'improvvisazione, ad una arte empirica d'istinto e di

conoscenze psicologiche, quale è data desumerla dai grandi uomini di

stato.

Le

memorie di Talleyrand e di Bismarck sono molto piu illumi–

nanti di tutte le bestialità degli economisti, dei politicanti da giornali,

dei settari e dei filosofi della storia. Pieraccini è piuttosto deluso dei

socialisti fiorentini ebeti: il vostro partito si recluterà sempre piu tra e

con gli imbecilli: logicamente non vorrà sentire parlare di

leaders

intelli–

genti o geniali. L'aristocrazia del pensiero non potrà mai piacere ai

proletari. Voi li avete educati a disprezzare la superiorità, e stupidamente

credevate che i vostri elettori vi avrebbero fatto una eccezione. Ora questo

è enorme. Perché la vostra superiorità d'intelligenza e di classe borghese

doveva essere eternamente ingoiata da quei credenzoni, mentre la nostra

superiorità d'intelligenza o di borghesia doveva essere una cosa assurda? ...

La sua mente, caro amico, mi sembra politicamente in uno stato di

polpetta. Che cosa è? Dove tende? A che fede politica si appiglia? Lei

sta diventando un agnostico della politica piano piano, poi verrà lo stadio

scettico e quindi, abbandonando ogni raziocinio inutile ed ogni sentimen–

talismo utopico, finirà per essere un empirico improvvisatore con simpatie

1

La lettera cui Piacei si riferisce non

è

conservata in CPI. Quanto agli articoli, si

traila rispettivamente di G. SALVEMINI,

La fuga di Varennes,

io "Rivista d'Italia", VI (1903),

voi. Il, pp. 366-408; e della recensione di Salvemini al libro di E.

MASI,

Asti e gli Alfieri

nei ricordi della villa San Martino,

Firenze 1903, in "Bollettino della Società pavese di storia

patria", Pavia 1903, pp. 517-527.

2

Il

resoconto di questa conferenza venne pubblicato in "Il Marzocco" del 3 aprile 1904,

nella rubrica "Marginalia", alla p. 3. Il testo, con lo stesso titolo,

fu

pubblicato

in

Il

pemiero

moderno nella scienza, nella letteratura e nell'arte: conferenze fiorentine.

Parte I (lettere ed arti),

Milano 1907, pp. 105-143.

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