

Carteggio
160.
Giuseppe Kirner a Salvemini
[dopo il 7 marzo 1904]
Carissimo,
accuso ricevuta del vaglia bancario, nonché del mucchio di insolenze,
delle quali in parte sono realmente, o meglio ero, creditore. Dico
in parte,
perché spero di persuaderti che ti riscaldi troppo.
Ma prima vo' recitare
il
mea culpa.
Il lavoro continuo, opprimente,
mi ha un po' intontito: ho realmente minore forza di quello che avessi
una volta, quando m'ero messo al lavoro con forze fresche. E mentre
riesco meno bene, il lavoro intanto cresce. Sono tante questioni diverse,
tante pratiche, a cui bisogna tener dietro, che ci si perde la testa: è gente
che viene appositamente qua a Bologna, vuole un consiglio, e non si
può mandar via; qua bisogna calmare uno che si crede perseguitato, là
trovar modo di ottener riparo ad un torto reale. La sezione A vorrebbe
una cosa; la sezione B desidererebbe il contrario. Credi pure che ci si
perde la testa.
lo
avevo diecine
molte [sic]
di lettere giacenti, che dovevano
essere sbrigate purchessia; molte volte non
aprivo
neppure piu le lettere!
Adesso però le cose andranno meglio, perché il Consiglio federale mi ha
preso un segretario di concetto stipendiato; sicché ho lo scrivano, che
deve curare quello ch'è piu materiale, e il segretario che legge, risponde,
prepara ecc. I colleghi del Consiglio federale si occupano pure del
Bol–
lettino.
Dunque, un periodo di fiacca, di
tormentosa inerzia
-
simile a quella
che si prova qualche volta nel sogno, quando ci pare di dover fare alcuna
cosa, e con tutti gli sforzi non riusciamo a muoverci - l'ho avuta e non
ne sono intieramente uscito. Questo è il
mea culpa.
Ma è davvero
culpa?
Del resto la sosta prèsente nella nostra agitazione io la credo utile,
tanto che se non fosse nata spontaneamente, si sarebbe dovuto crearla ar–
tificialmente.* Facciamo le ipotesi piu opposte:
1)
Il ministro, chiamandoci a Roma, ha inteso di far sul serio quello
che gli
è
possibile.
In tal caso la presente tranquillità dimostra eviden–
temente che la Federazione non pretende quello ch'è impossibile, e quando
trova un ministro galantuomo, non lo combatte per prevenzione, ma cerca
di aiutarlo e di secondario; gli insegnanti non sono dei ribelli per partito
preso, ma possono anche diventarlo per necessità, quando si vedano tra–
scurati e ingannati; se contro il ministro Nasi abbiamo alzata forte la
voce, lo abbiamo fatto perché avevamo la ragione di farlo*' ecc. ecc.
160.
AS. Ed. parzialmente - senza l'indicazione del destinatario e in una lettu–
ra non fedele all'originale - nella
Commemorazione
scritta da Salvemini nel volume
G. KrRNER,
Discorsi e scritti,
Bologna 1906, pp. L-LI, ora in SALVEMINI,
Scritti sulla
scuola,
pp. 143-144. Per la data, cfr. la lettera pubblicata al n. 1;9_
1
Questo, e gli altti brani della lettera compresi fra i due asterischi sono riprodotti nella
Commemorazione
cit.
alla nota a questa lettera.
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