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1903

quando verrà a San Marcello. Ho sete di sfogarmi a discorsi. Una scor–

pacciata di parole entro ventiquattro ore di tempo basterà per percorrere

molti soggetti succosi.

Le

manderò un estratto di articolo

nazionalista

francese

da me scritto nella penultima

Rassegna nazionale.'

Il congresso

storico

è

stato piacevolissimo.

Io

ho seguito con assiduità la sezione

musicale, dove vi fu un pretino geniale, il Zambiasi, che mi ha fatto

grande impressione. Temo che il Villari avesse torto in quella cantonata

presa. Fuori congresso mi sono trovato con molti tipi interessanti: Bryce,

B.

Croce, Ferrero, Duch~ne, ecc. Deliziosissimo poi il viaggio di ritorno

da Roma a Firenze, discorrendo tutto il tempo di cose importanti assieme

al Willamovitz ed al Harnack. Sono ritornato a Roma per le feste inglesi,

beato che si accogliesse bene re Edoardo: tutto ciò che

è

manifestazione

anti-germanica mi colma di gioia, ed il nuovo accordo italo-anglo-franco–

russo ha il valore di combattere l'egemonia tedesca in Europa. Ogni coa–

lizione contraria alla Prussia

è

opera benefica, in cui ci potremo trovare

d'accordo, anche pensandola diversamente riguardo agli ordinamenti in–

terni della nostra patria. Ho fatto in fine una gita umbra di una setti–

mana godendo dell'arte e dei paesaggi meravigliosi, in compagnia di un

adorabile giovane francese, simpatico quantunque principe, e col suo au–

tomobile. Il resto del tempo sempre a casa, vedendo i soliti amici, com–

preso il Papafava, molto dottrinario nel suo liberalismo fuori di moda.

In quanto al Pieraccini

è

sempre in casa come medico, ma il suo at–

teggiamento

piazzaiolamente

socialistico m'irrita.

La Sua giusta critica del modo di fare del Giolitti mi sembra ottima;

difatti anche io principio ad ammirarlo, soprattutto per la sua assenza

di scrupoli. Ella ha indovinato bene: il contegno del Giolitti nell'affare

Géitz mi

è

proprio andato a genio. La sua difesa dei sentimentalismi io

me l'approprio per difendere le libertà religiose, e non le politiche.

In

politica freddo razionalismo: in religione, in famiglia, nel mondo degli

affetti o della morale privata hanno diritto di esistere i sentimentalismi

che Ella da buon

utopista socialistoide

sente il bisogno di allargare fino

al dominio della fredda politica, ciò che disapprovo. Leggo sempre la

C1·iticasociale

a cui sono abbuonato. Il Turati mi appare, come

è

naturale,

il meno insensato del gruppo socialista. Trovo che

è

da uomo di stato

di avere quella certa legittima elasticità, che

è

l'unica cosa pratica si possa fare

nella politica

non da tavolino.

Io

l'ho a morte cogli uomini di metallo, colla

loro rigidità teorica: si tratti di dottrinari spenceriani ovvero marxisti. Certi

atteggiamenti psicologici da ingenui filosofi da strapazzo mi sono sovra–

namente antipatici, e li disprezzo con tutto il buon senso che

è

in fondo

alle mie violenze. Non so se mi spiego: anzi so che non mi spiego:

ma non ho tempo né voglia adesso. Vedo spesso degli estetici quali

Hildebrand (di cui sono fanatico), Berenson e D'Annunzio. Di quest'ul-

1

C.

Pucc1,

Letteratura nazionalista,

in "La Rassegna nazionale,"

a.

XXV (1903), vol. 131,

pp.

211-234.

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