

1903
non si possono distruggere a un tratto se non si preparano altre abitudini.
Io
anzi aggiungerei alle leggi innanzi enumerate:
1) L'abolizione del dazio sul grano dovrebb'essere graduata per sei
anm.
2) In questi sei anni di crisi, e in attesa che le terre messe a cultura
vengano a frutto (la vite richiede cinque anni, il mandorlo sei, e cosi:
di seguito per tutte le culture arboree} lo stato dovrebbe organizzare
un vasto sistema di lavori pubblici (bonifiche, strade necessarie), i quali
darebbero un reddito ai lavoratori, e restringerebbero la necessità del
credito agrario (i coltivatori lavorerebbero una parte dell'anno ai lavori
pubblici, e per il resto sulle loro terre a spese dei salari guadagnati nelle
opere governative), e faciliterebbero la circolazione dt.i prodotti.
Si aggiunga la riduzione della rendita, che spingerà i capitali a cercar
nuovi impieghi nell'agricoltura; e i meridionali dovrebbero essere dei gran
testoni, quando non approfittassero di tutte queste fortune.
È
senza dubbio questo un grande programma di riforme. Ma, quando
si eccettuino le piccole riforme tributarie speciali del mezzod(, le altre
riforme doganali comuni a tutta l'Italia bisogna bene affrontarle e già
che si devono risolvere, meglio risolverle in senso democratico, libero–
scambista, meridionale, che in senso conservatore, protezionista, settentrio–
nale.
Col
metodo Zanardelli-Sonnino guadagna il nord (industriale e
operaio) protezionista; guadagnano i latifondisti sudici; il potere politico
ritorna ai conservatori; le presenti condizioni rovinose del mezzod{ re–
stano intatte.
Col metodo mio - e contrappongo me a Zanardelli e Sonnino senza
nessuna modestia, perché credo non ci voglia un gran che per valere
piu di entrambi presi insieme - il nord industriale e operaio perde
il
protezionismo e guadagna il dazio sul grano, dunque va pari pari; ma
il mezzod( rifiorisce.
Io
capisco che un programma come il mio oggi non potrebbe vin–
cere; ma una battaglia energica combattuta dall'Estrema sinistra nel sen–
so da me indicato ci preparerebbe una magnifica piattaforma per le ele–
zioni generali, acquisterebbe una grande popolarità nel mezzodi all'Estre–
ma, dimostrerebbe che non siamo dei metafisici allineati dietro la libertà
astratta, ma uomini pratici degni di dirigere i destini del paese.
Invece i democratici si metteranno in coda a Zanardelli, voteranno la
riduzione del sale, non si prepareranno in nessun modo alle questioni
doganali; continueranno insomma a fare i democratici, cioè gl'imbecilli,
bagoloni, buoni solo a far l'ostruzionismo per la libertà senza esser ca–
paci di servirsi della libertà. Per noi la libertà consiste solo nel fare
sbandierate, nello sbraitare contro l'esercito, nel metter su circoli pettegoli
e ignoranti. La libertà, invece, di occuparci dei nostri affari, di difen–
derli nel campo politico senza pericolo di essere oppressi con la violenza
dai nostri nemici, questa libertà o non immaginiamo che possa esistere o
la vediamo in maniera troppo ristretta: libertà d'operaio di difendere il
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