1903
Il male
è
che mentre noi abbiam lavorato come cani per un anno
per creare un organismo florido e battagliero e dargli un carattere demo–
cratico, tirandoci addosso le minacce e gl'insulti dei conservatori, i demo–
cratici non si avvedono di noi. Vuole occuparsi Ella del nostro movimento
nella
Cronaca
del
Giornale degli Economisti?
L'argomento lo meriterebbe,
e io penserei poi a mettere in circolazione il Suo scritto nel pubblico
degl'insegnanti. Le manderei il materiale e Lei non dovrebbe far altro
che elaborarlo, imprimendolo col suggello cos( originale della sua forma,
e richiamando l'attenzione pubblica sul movimento di quest'insegnanti,
che in un anno si uniscono in quattromila, chiedono che si ponga fine
ai favoritismi politici, affermano la necessità che siano tenuti
in
maggior
conto dagli uomini di stato i diritti della scuola, si dichiarano pronti
a scendere anche nelle lotte elettorali per far rispettare i loro diritti, e
si rifiutano di mandare un telegramma di saluto al ministro dell'istruzione.
Non Le sembra che questi fatti siano sintomo di qualche cosa?
Per invogliarLa ad occuparsi dell'affare, Le mando una mia relazione
al Congresso di Firenze:
E la smetto col partito della scuola.
Le sarei molto grato, se Ella desse un'occhiata agli articoli sulla que–
stione meridionale, che ho pubblicato e andrò pubblicando sulla
Critica
sociale.•
In
questo, come in tutto il resto, i partiti democratici vagano al
buio. Il solo uomo, che sa dove vuole arrivare,
è
Sonnino. Lascia intatto
tutto il presente sistema doganale, riduce l'imposta fondiaria, compra
l'appoggio dei latifondisti e conquista il governo. Per ora i deputati meri–
dionali stanno con Giolitti perché temono le elezioni generali; ma appena
fatte le elezioni, abbatteranno Giolitti e si faran dare da Sonnino la
ri–
duzione dell'imposta fondiaria.
Orbene, di fronte a questo pericolo terribile, i partiti democratici non
fanno niente, e si mettono in coda a Zanardelli, il cui programma
è
zero,
o meglio, come Lei ha osservato nelle sue
Cronache;
consiste nel lasciar
sempre intatto il sistema protezionista, ma nel comprare non piu i lati–
fondisti ma gli appaltatori di opere pubbliche.
Eppure basterebbe essere un po' liberali e democratici sul serio per
trovarla la soluzione:
1) Abolizione del dazio sul grano, che sarebbe la rovina dei lati–
fondisti e frutterebbe centinaia di milioni alle industrie del nord;
• Cfr, le~er~ n, 127, noti\ n. 1.
4
Gli articoli cui Salvemini si riferisce furono pubblicati, con la firma di "RERUMSCRIP–
TOR,"
nella "Critica sociale" del 16 dicembre 1902, pp. 370-375,
(Nord e Sud nel partito socia–
lista italiano),
1° gennaio 1903, pp. 1-2,
(Polemica meridionale),
16 gennaio e 1• febbraio 1903,
pp. 33-35,
(Sempre polemiche meridionali),
16 agosto -1903, pp. 243-248,
(La questione meridio–
nale e i partiti politici).
Sono riprodotti
in
SALVEMINI,
Movimento socialista,
rispettivamente
alle pp. 239-248, 265-267, 270-283, 284-294. Si veda infine
L'intrigo doganale e la questione del
Meuogior110,
firmato "R.ERuMSCRIPTOR,"
in polemica
con Bonomi
1
nella
"Critica
sociale" del
16 settembre-!• ottobre 1903, pp. 283-284, ora
in
SALVEMINI,
op. cit.,
pp. 295-298.
s Cfr. F. PAPA:PAVA,
La
questione di moda,
nel "Giornale degli Economisti," 2• sctie,
a. XIII (1902), voi. XXV, pp. 563-568; m.,
La
generosità della Camera, ibidem,
pp. 177-181.
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