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Prefazione

segnamento della storia: quella lunga nota bibliografica, oltre a fornù-e in–

dicazioni tuttora fortemente valide, ha, in ultima analisi, un intrinseco valo–

re biografico, quasi fosse uno specchio della formazione culturale di Sa/–

vernini.

L'incontro con Fortunato, Gentile e Lombardo Radice, segna, insieme

con il dialogo ambiguo con Prezzolini e Amendola, l'impronta del periodo

che va fino alla fondazione

dell'Unità.

Periodo che trova

-

nelle lettere che

qui si pubblicano

-

uno spartiacque ideale proprio in quella sull'insegnamen–

to della storia; ma che

-

nella vita di Sa/vernini

-

fu tragicamente segnato

dalla sciagura del terremoto di Messina. Anzi, si potrebbe in un certo senso

dire che quasi tutti i legami ed i rapporti umani ed affettivi nacquero e si

consolidarono in Salvemini, negli anni successivi, sull'onda, immediata e ri–

fiessa, di quel dolore e di quell'angoscia.

L'incontro con Gentile fu anteriore a quella data, ed acquistò un signi–

ficato che ancor oggi non possiamo valutare a fondo

-

tanto piu che lo

stesso Sa/vernini non ne parlò mai

-

se, immediatamente dopo, egli cos1

scriveva al nuovo amico:

" [...]

La

nostra amicizia, caro Gentile, non

è

di quel–

le che sieno destinate a dissolversi, perché non si fondano né su un interesse

personale, né su una semplice comunanza di opinioni. Essa

è

nata da una

omogeneità di carattere morale, la quale non può mutare come mutano gl'in–

teressi e le idee

[...]'."

42

Certo che poche persone egli sent[

-

e gli furono

-

tanto vicine, allora, come Gentile, insieme con Piacei, Lombardo Radice, e,

infine, Giustino Fortunato.

" [..]

lo vado avanti"

-

scriveva a Gentile il

aprile

1909

-

"lavoro, faccio discorsi, preparo conferenze, tiro sassate a

chi mi pare non sia onesto e sincero. Insomma vivo. E la gente mi crede un

forte, perché continuo a fare meccanicamente ciò che facevo quando ero forte.

In

realtà sono un povero disgraziato, senza tetto e senza focolare, che ha vi–

sto distrutta in due minuti la felicità di undici anni.

"

43

Ed a Carlo Piacei:

" [...]

a intervalli il passato mi riafferra.

Lo

vedo innanzi a me in frammenti

vivi che mi danno un'atroce illusione di realtà! Lo sogno. Mi pare a volte

di non poter padroneggiare il mio pensiero e che questo mi prenda la mano

verso la pazzia [...]."

44

Cosi, poi, scriveva a Fortunato il

16

dicembre

1909:

" [...]

lo ti confesso che desidero non solo parlare con te di quest'associazio–

ne, che spero faccia del bene, ma soprattutto trovarmi con te per sentirmi

piu sicuro di me e piu desideroso di aver coraggio e di essere buono. Perché

sono in un periodo di scoraggiamento per quel che vedo a me intorno; e al–

l'appressarsi di quel giorno terribile, i ricordi del passato mi si affollano nel

cuore e me lo fanno mancare

[...]."

45

Salvemini conobbe Fortunato

-

come scrisse molti anni dopo

46

-

in–

torno al

1909;

ma il carteggio non ci aiuta a ricostruire i primissimi incontl'l.

42

La lettera, del 4 gennaio 1908,

è

pubblicata al n. 212.

43

La lettera

è

pubblicata

al n. 225.

44

La lettera,

del 27 maggio 1909,

è

pubblicata

al n. 227.

45

1'

pubblicata

al n. 237.

46

Si veda

la prefazione all'antologia

sulla questione meridionale,

e

in particolare

te

pp. 672-673 dell'edizione,

citata alla nota n. 5.

XXII

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