

Carteggio
che non s'insistesse etc., e noi abbiamo preso atto. Era un uomo di va–
lore, che aveva alcune qualità eccellenti, e specialmente serviva come mo–
deratore o, come dicevo io, da martinicca: ed io ho bisogno di gente che
mi riveda le scritture ufficiali, ne limi via gli angoli troppo taglienti.
Il Marabelli però era troppo formalista, e qualche volta bastava non già
a moderare la corsa, ma a fermare il carro. Egli è nevrastenico, e di
umore perciò difficilissimo. Con pazienza e moderazione ero riuscito sem–
pre a sfruttarne le buone doti; ma non era la cosa piu divertente. Per
ogni piccolezza voleva verbalizzare; s'arrovellava e questionava con impe–
tuosità; ma sono
sempre
riuscito a far prendere le deliberazioni col con–
senso di tutti, senza screzi e senza votazioni a maggioranza. In tutto ciò
v'era del bene e del male, ma piu il bene (la ponderazione) che il male
(la lentezza). Ciò che ha occasionato la crisi è stato questo: il Marabelli
non voleva riconoscere quello che noi facevamo in sua assenza, e sempre
diceva: "se io fossi stato presente, avrei fatto mettere a verbale questo,
avrei fatto opposizione a quest'altro."
Io
gli rispondevo che l'opposizione
era nel suo diritto, ed era anzi utile; ma per esercitarla, egli non do–
veva restare assente; che nell'assenza si doveva intendere egli pure solidale
nell'opera dei colleghi. Si trattavano appunto le questioni piu importanti,
delle relazioni col Sacchi e cogli altri deputati; ed egli veniva una volta
si e una volta no, sia che realmente non potesse venire o che non volesse.
Io
ho avuto ed ho il sospetto (forse il mio
è
un giudizio temerario)
ch'egli non volesse assumersi alcuna responsabilità
in nessun senso.
Certo
è
che ormai la cosa diveniva intollerabile per tutti, e quando ci mandò
le dimissioni, ne prendemmo atto a pieni voti eccetto
uno.
Gli rispon–
demmo con un'altra lettera cortese alla sua, e basta. Ora lo ha sostituito
il Sorbelli,' che credo ottimo elemento.
Nelle sezioni, v'è molta, molta apatia; e io purtroppo m'accorgo che
nel mio discorso inaugurale a Firenze sono stato troppo poeta
4
:
il
vecchio
tipo di professore non solo esiste, ma è vigoroso in un .modo sorprendente.
Si capisce che un po' della fiacca deriva dai mutamenti numerosi, alla
chetichella, avvenuti nel personale insegnante in questo mese di novem–
bre: in parecchi luoghi il personale insegnante non è ancora al com–
pleto; gli elementi nuovi non si conoscono tra di loro. Questa
è
cosa tran–
sitoria, e da gennaio in poi la Federazione ricomincerà certo
il
suo
moto ascendente. Invece non si può opporre riparo al male latente nelle
Associazioni: i soddisfatti, gli apatici, i timidi e i cretini, i quali sono
tipi diversi anche piu numerosi di quello che credevo.
Le
perdite di soci
(di foglie secche) sono piuttosto numerose, e, quel ch'è peggio adesso, non
se ne può calcolare in modo preciso
il
numero. Gli elenchi dei soci
superstiti arrivano lentamente, e piu lentamente ancora arrivano
i
quat-
J
Albano Sorbelli (1875-1944), studioso di storia politica e di cultura bolognese,
fu
direttore della biblioteca dell'Archiginnasio
cli
Bologna dal 1903 al 1943 e direttore della rivi–
sta "Archiginnasio."
• Il discorso inaugurale del congresso di Firenze, pronunciato da Kirner
il
22 settembre
1902,
è
riprodotto in G. KIRNl!R,
Discorsi e scritti,
Bologna 1906, pp. 119-135.
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