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1902

131.

Salvemini a Carlo Piacei

Carissimo Piacei,

Altamura, 6 ottobre

1902

la Sua cartolina,' che da Firenze mi ha raggiunto qui, dove sono dal

30 settembre a sorvegliare gli esami di licenza in un istituto pareggiato -

lire quindici al giorno! - è stata per me un rimprovero pel lungo silenzio,

che ho tenuto con Lei, e mi ha messo una gran malinconia addosso.

Chi sa che belle ore avremmo passato insieme, a San Marcello, e che

provvista di idee e di buona volontà avrei fatto con la signora Elena

e con Lei. Invece eccomi qui a fare il questurino sulle spalle degli

alunni e - quel che è peggio - dei professori.

Per consolarmi in qualche modo della gioia, che avrei potuto provare

a San Marcello, se non fossi qui, mi metto a scriverLe una lettera lunga,

molto lunga. Se non la finirò stasera, la finirò domani; e continuerò a

scriverLe finché non abbia vuotato il sacco di tutte le chiacchierate men–

sili, che ci eravamo promessi di fare e che naturalmente non abbiamo

fatto.

E prima di tutto rispondo alla lettera, che Ella mi scrisse da Saint Mo–

ritz.2 Che le mie idee si sieno molto, non dico mutate, ma ammorbidite,

elasticizzate, slargate, è un fatto che anch'io ho dovuto osservare; e che

in tutto questo Ella abbia avuto una grande influenza, anche questo è

un fatto per me indubitabile. Ma... che le mie idee si sieno slargate, è

un bene o un male?

Quando ero piu scimunito di quanto non sia ora, lavoravo e produ–

cevo molto di piu: producevo molta roba da scarto, ma producevo; e

nello sterco di Ennio Virgilio poté raccogliere qualche granellino di

oro, sol perché Ennio aveva prodotto dello sterco insieme all'oro. Ora,

invece, io non produco piu né sterco né oro. Attraverso un periodo di

dolorosa, di orribilmente dolorosa aridità: nulla mi soddisfa, in tutto trovo

che c'è un rovescio, critico ferocemente ogni mia idea, scrivo lunghe

pagine e poi le distruggo: questo veder le cose da molti lati è un grande

impaccio alle affermazioni, alle creazioni, all'azione insomma. E questa

è anche la ragione, per cui son diventato cos( pigro a scrivere agli amici:

mi pare di non aver nulla, proprio nulla di interessante da dire.

Le lezioni che io faccio all'Università mi sembrano non valer niente,

e in questo ho ragione, perché chi ha per pubblico due o tre uditori

in tutto, uno piu sciocco dell'altro, non può far lezione bene; mi acca–

nisco intorno al lavoro sulla Rivoluzione francese, ma non riesco a cavarne

131.

CPI.

1

Si riferisce ad una cartolina di Piacei - che non si pubblica in questa raccolta -

scritta da San Marcello pistoiese

il

4 ottobre 1902, conservata in AS.

2

Vedi lettera n, 129.

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