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1902

sieno a dismisura cresciute, tanto disparato lavoro, tante proposte spesso

discordanti e talora contradittorie?

Le

piccole sezioni lavorano; ma

è

certo anche che le deliberazioni prese da un'assemblea numerosa esercitano

una piu forte e durevole impressione sul pubblico, che ne venga a conoscen–

za." Nessuno meglio del Consiglio federale è in grado di apprezzare la giu–

stezza della considerazione fatta dai colleghi di Torino, appunto perché

il moltiplicarsi delle sezioni ha provocato subito sul Consiglio federale

una somma gravissima di lavoro per ottenere il coordinamento delle ini–

ziative locali, ed ha trasformato il

Bollettino

in una siepe fittissima di

studi, inchieste, inviti, ordini del giorno, proposte di

referendum,

in ognuna

delle quali c'è molto di buono e che riunite insieme già costituiscono un

archivio di informazioni preziose per chi voglia preparare un piano com–

pleto di riforme; ma tutte hanno

oggi

il semplice gravissimo difetto di

esser troppe. E a questo dovrebbe pensare ciascuna delle novanta sezioni

confederate - quando saranno duecento? - per giudicare con equità

l'opera del Consiglio federale e non biasimarlo se nell'immenso lavoro,

da cui è oppresso, non può rispondere a tutti, tener conto di tutto, soddi–

sfare tutti. E a questo dovrebbero pensare specialmente quelle sezioni,

che si sono adoperate attivamente a far dei fuochi di fila di ordini del

giorno e a chiederci

refel'endum

su ogni cosa; se ogni sezione seguisse

il loro esempio, ben presto la Federazione dovrebbe indire un mezzo

centinaio di

refe1·endum

al mese; e i colleghi federati dovrebbero dalla

mattina alla sera non far altro che... partecipare alle votazioni federali,

mangiando in fretta e furia fra una votazione e l'altra un boccon di pane

per non perder tempo e non lasciar scadere i termini della votazione.

Il sistema dunque della massima libertà ed autonomia, impiantato

dalla nostra Federazione, sarebbe impraticabile? Bisognerebbe restringere

nelle sezioni il diritto di proposta e di deliberazione, ed allargare l'auto–

rità del Consiglio federale? Dobbiamo, insomma, avviarci verso l'autori–

tarismo dei colleghi di Roma? Oibò! tanto varrebbe rinunziare a quella

mirabile agitazione di idee, sebbene in apparenza disordinata e talvolta

contradittoria, che la nostra Federazione ha saputo suscitare in tutti i col–

leghi, e di cui le prove consolantissime si trovano raccolte nel

Bollettino.

Guai se restringessimo nei colleghi delle anche minime associazioni la

facoltà dì riunirsi, di discutere, di affiatarsi, di far delle proposte, di provo-–

care dei

referendum:

mille idee preziosissime resterebbero per tal modo

sterili, una mezza dozzina di semidei componenti il Consiglio centrale

parlerebbero soli in un deserto di taciturni e di indifferenti; e verrebbe

meno lo scopo fondamentale della Associazione, cioè l'agitazione delle idee

e l'interessamento della pubblica opinione e della stampa.

Dunque? Dunque hanno ragione i colleghi di Torino affermando la

necessità di raggruppamenti intermedi fra il Consiglio federale e le se-.

zioni locali: "Queste discutono, deliberano, e il resultato delle loro delibera–

zioni [è] trasmesso all'Associazione provinciale, che vaglia, ordina, sfronda,

accorda per trasmettere quello che è il pensiero maturo non di cinque o

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