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1902

120.

Carlo Piacei a Salvemini

Carissimo,

Firenze, 12 gennaio 1902

perdoni il lungo silenzio: grazie per le due care interessanti lettere

di metà novembre e metà dicembre

1

e infine per il sunto delle Sue confe–

renze politiche, cosf cortesi (un progresso civile in un socialista) ma

cosf locali. Tutti in coro Le mandiamo augurii festosi, sperando che il 1902

per Lei e i Suoi sarà pieno di belle cose. A me stesso auguro che

l'anno nuovo mi dia il bene di trovarmi con Lei qualche volta. Le ha

mai scritto la contessa Pasolini per quella cosa?...

Riprendo i soggetti principali delle Sue lettere. Non vado d'accordo.

Zanardelli par lavorare per i reazionari ma in fondo favorisce le idee

avanzate, coll'incoraggiamento alle resistenze operaie, soprattutto col de–

creto che tagliuzza le ali al Sovrano. La marea antipatica da Lei amata,

monta, a dispetto dei suoi abili ragionamenti. Ad onta delle dispute inte–

stine, l'intera opinione pubblica va sempre piu a sinistra: ed alla fin dei

conti questo ministero vi avrà dato un buon colpo di spalla. Turati che

ha ragione in tutto - e che è molto simpatico a chi ama la logica e l'in–

telligenza - fa benissimo ad essere ministeriale. Come vede, tra Lei e me,

siamo a chi è piu pessimista per le sorti del proprio gruppo politico, e piu

ottimista per il destino del gruppo avversario. Lei

è

un rivoluzionario i~–

penitente. L'essere meno fiammiferoso non vuol dire essere meno tenace:

le forze proletarie avranno un'evoluzione piu lenta prima di arrivare al po–

tere, ma una posizione piu sicura e piu forte dopo. Questa cosa lo consola?

Dovrebbe.

M'ha interessato la Sua impressione di Pascoli, evidentemente giusta.

Divertente, inverosimile la lotta municipale di Molfetta.

Io ho letto due libri che mi piacciono molto.

Le

péril jaune

dell'eco–

nomista Théry molto convincentemente pauroso sulla concorrenza formi–

dabile d'una China civilizzata al pari del Giappone. L'altro libro

è

di

Demolins

2

sulla

Route des races,

un'altra spiegazione filosofica della storia,

basata sulla topografia e vegetazione delle vie percorse dalle società umane

e determinanti il tipo sociale che conserveranno; libro suggestivo, forse

troppo semplicista, ma con idee buone ad aggiungersi alle altre sugli eroi,

sull'ambiente, sulla base economica, sulla razza ecc. ecc., le quali,

tutte in–

sieme

(e non separatamente come si fa oggi) formeranno una addizionata

e piu probabilmente vera

filosofia della storia.

l'ultimo contributo alla

lista dei necessari fattori d'una vasta spiegazione sociologica, approssima–

tivamente vera.

120. AS.

1

Cfr. docc. nn. 118 e 119.

2

E.

THÉRY,

Le péril iaune,

Paris 1901; E.

DEMOLINS,

Les grandes routes des peuples. I.

Les routes de l'antiquité,

Paris 1901.

201