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1901

Il 21 novembre feci la prolusione sul tema "Scienze storiche e

scienze naturali". Naturalmente, trattandosi di una conferenza fatta da

me, non c'era nessuno. C'erano i colleghi della Facoltà, che non si po–

tevano risparmiare la

corvée,

una quindicina di studenti di lettere e cinque

o sei altri sfaccendati capitati nella sala per combinazione e presi in trap–

pola dalla mia entrata tutt'altro che trionfale.

In

compenso la prolusione

vidi

che piacque molto e nei giorni successivi vi furono parecchie perso–

ne, che ne vollero delle copie che io non posseggo. Nell'insieme dunque

fu

dal punto di vista coreografico un fiasco glaciale. Come insieme di idee,

mi pare di non aver fatto opera del tutto sciocca; quando la pubblicherò,

Gliela manderò.

2

Nel caso del Turati si ha un esempio curiosissimo di un uomo di

ingegno, che ha perfettamente ragione in quasi tutte le sue opinioni,

ma che, coII}battendo con gente intellettualmente e moralmente inferiore

molto a lui, riesce a farsi dar torto... per colpa propria.

È

il colmo della

malpraticità. Cominciò a fare un grosso errore nel caso Lazzari,3 minac–

ciando di dimettersi da deputato se il Lazzari non era espulso dal par–

tito.

lo

fin d'allora dissi che quello era un passo sbagliato, che gli sarebbe

costato caro. Egli aveva il dovere di combattere il Lazzari, perché disone–

sto, ma non doveva lanciare nella disputa la minaccia delle sue dimissio–

ni. Avrebbe dovuto lottare; avrebbe vinto lo stesso senza darsi l'aria d;

minacciare e sopraffare un avversario operaio; quand'anche fosse stato

sconfitto, doveva allora dimettersi e obbligare i socialisti a liquidare de–

finitivamente il Lazzari, portandolo candidato. Avendo commesso quel–

l'errore di tattica, la sua vittoria lasciò nei lazzaristi uno strascico di

rancori e di odii: si sentivano non vinti, ma oppressi; sentivano che

la maggioranza non aveva votato contro il Lazzari, ma a favore di Turati.

Venne la fase ministeriale zanardelliana dell'Estrema. Fu un errore

.:olossale, del quale si vedranno in seguito tutte le rovinose conseguen–

ze. Oggi non siamo che al principio. Ebbene nel ministerialismo dell'E–

strema, Turati

fu

il piu onesto e il piu sincero: ebbe il coraggio di dir

chiaro e tondo la sua opinione, di

teorizzare

la situazione, di parlare da

uomo di stato.

In

teoria disse cose santissime: il partito socialista deve

esser pronto anche ad andare al governo, non si deve fermare alla ne–

gazione sterile, deve convincersi che la trasformazione sociale si otterrà gra–

datamente, deve aiutare tutti i tentativi di progresso pacifico, ecc. ecc.

Ma ebbe il torto di far derivare in linea retta da queste teorie gene–

rali, l'obbligo di aiutare ora e sempre il ministero. Con questo urtò le

opinioni di moltissimi socialisti: si schierarono contro di lui

i

rivoluzio–

nari bagoloni, e questo non

è

gran male; si schierarono contro di lui

i

socialisti non bagoloni, ma non ministeriali. I suoi colleghi deputati,

2

La prolusione fu pubblicata con

il

titolo

La storia considerata come scienza,

nella "Ri•

vista italiana di sociologia," a. VI (1902), pp. 17-54.

3

Costantino Lazzari (1857-1927), segretario del partito socialista dal 1912 al 1919 e de–

putato di Cremona e Mantova nelle leg. XXV-XXVI.

197