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Carteggi~

delitti

commessi da lui. Si parla della

corruzione

della corte. Non bisogna

lasciarsi suggestionare dal fatto che Giuliano, rigido e austero come un

asceta, divenuto imperatore, volle spazzar via molta parte _del personale

di quella corte. Certo, la riforma di Giuliano ha il carattere di una epu–

razione. Ma, ripeto, Giuliano voleva ostentare austerità: noi possiamo lo–

dare Giuliano come severo censore e riformatore. Però, in ultima ana–

lisi, la corte di Costanzo non era un fomite di costumi

scellerati

e

turpi.

A

Costanzo ha recato gran danno l'essere stato ariano. Quindi è

stato il bersaglio degli scrittori ecclesiastici ortodossi: gli storici moder–

ni poi accettano e insaccano insieme le accuse di costoro a quelle dei

fautori di Giuliano.

In

un secolo nel quale si

è

tentata la riabilitazione

di Tiberio, per tacer d'altri, è singolare che nessuno abbia pensato a quella

di Costanzo.

Pag. 17, in fondo, e pag. 18: "Colla tacita connivenza di Costanzo ...

Gallo l'altro fratello di Giuliano."

Il lettore inesperto può credere che Ella attribuisca a Costanzo la re–

sponsabilità dell'uccisione

anc.he

di O:istantino II e di Costante, mentre

egli non ci ebbe proprio a che fare nulla·. Quanto a Gallo, questi

fu

fatto,

è

vero, uccidere da Costanzo. Ma ciò

fu

una punizione delle sue colpe,

sebbene, forse, eccessiva.

Pag. 24. Avrei accennato con un po piu di diffusione al soggiorno

in Atene. Piu innanzi (p. 62) Ella parla dell'influenza che dovè esercitare

sull'animo di Giuliano

il

soggiorno nella Gallia, e della fiducia ch'e–

gli deve aver concepito di poter riuscire nell'azione sua di restaurare

il

paganesimo. fo credo che anche il soggiorno in Atene, che era una

delle cittadelle del politeismo, abbia esercitato qualche influenza rispetto

a ciò.

Pag. 25. Eudossia,

lapsus calami.

Correggasi

Eusebia.

Pag. 41:

"Le

accuse cadono sotto i colpi della critica severa

e

con–

vincente del Negri".3

Mi pare che si attribuisca qui troppo valore all'opera del Negri. Que–

sti, in un argomento già trattato da tanti e tanti, non poteva dire nulla

di veramente nuovo. La confutazione di quelle accuse altri l'avevano fatta

prima di lui.

Pag. 53: "Il cristianesimo...

continuava

lo stesso liberamente

la sua

·

marcia conquistatrice

nella società pagana".

Io

credo ch'Ella sarebbe un

po' imbarazzato se dovesse documentare con fatti determinati codesta

Sua asserzione. Ciò ch'Ella dice sarà anche vero; ma prove non ne ab–

biamo; e, del resto, si tratta, in tutto, com'Ella osserva da principio, di

un paio d'anni; durante questi noi conosciamo l'opera di Giuliano, ma

ci mancano notizie sulla propaganda cristiana.

Pag. 58: "Era una contraddizione in termini ... che avrebbero dovuto

beneficare". Questo periodo io credo contenga un concetto sbagliato.

3 G. NEGRI,

L'imperatore Giuliano l'Apostata: studio storico,

2"

ed., Milano 1902.

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