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secolo Il, noi vediamo le turbe popolari animate da fanatismo religioso con–
tro i cristiani. Vegga, per esempio, gli atti del martirio di Policarpo di
Smirne, e
il
racconto dei martiri di Lione ecc.
Pag. 11: "Quanto piu il potere civile diventava
a1·bitrario
e
malefico,
quanto piu
apoplettica
e
inerte
diventava l'amministrazione imperiale,
tanto piu... raccogliendo
un numero sempre maggiore di fedeli".
Io
cre–
do che la storia vera e intima della propagazione del cristianesimo noi
non la conosciamo, e, secondo ogni apparenza, non la conosceremo
mai. Il periodo veramente importante di quella propagazione,
quello che
decise del/'esistenza del cristianesimo,
è
il
secolo II
(il
secolo I ha, ri–
spetto a ciò, ben poca importanza, ché la diffusione della nuova religione
fu durante quello assai scarsa. Mi manca qui lo spazio per dimostrare
questa tesi, nella quale, del resto,, credo che molti consentiranno).
È
pro–
prio nel secolo II che si fonda la
Chiesa cristiana
universale. EppÙre
è
quello il periodo aureo dell'Impero: e non dico
aureo
per la gloria: mi–
litare, lo splendore etc.; ma per le cure assidue del governo a pro dei
governati, e Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio ci offrono
una serie non interrotta di principi intelligenti e attivi, intenti a procu–
re la prosperità dei sudditi, quale l'Impero non ebbe mai né prima né
dopo. Ciò mostra, se io non er;·o, che la diffusione del cristianesimo
non può né deve reputarsi effetto del malgoverno dello stato.
Pag. 18: "con ischietto
metodo
classico".
Sembrami espressione un poco impropria. Classico era il soggetto·
dello studio. Ma
metodo
classico non intendo esattamente che cosa si–
gnifichi, almeno rispetto alla istruzione impartita a Giuliano.
Pag. 20: "i cui adepti (dell'arianesimo)... sembravano quasi assen–
tire agli scellerati e turpi costumi della corte imperiale".
Ella segue qui l'opinione comune e, quasi direi, universale.
Io
ho in tale argomento idee assai diverse. Il mio dissenso dalla
generalità degli storici cade su due punti.
Io
non credo alla pretesa
cor–
ruzione
dei vescovi ariani. Tra ariani e atanasiani (senza contare ora, per
brevità, le altre sette: semiariani ètc.) c'era una grossa controversia
teo–
logica,
simile a quelle che si agitarono poi nei secoli V e VI nell'impero
bizantino. Noi abbiamo le fonti di una sola parte, della parte vincitrice:
queste accumulano improperi sugli avversari, li dimostrano intriganti, depra–
vati etc. etc.
Io
ho la convinzione che, se avessimo fonti di parte ariana,
troveremmo la stessa accusa contro gli atanasiani.
Io
credo che gli uni
valessero quanto gli altri; che gli uni e gli altri non valessero né piu né
meno che i vescovi del secolo III o del secolo V. L'altro punto di di–
vergenza riguarda l'imperatore Costanzo. Certo, questi non
è
una figura
simpatica. Ma l'impero romano ha avuto molti principi molto peggiori
di lui: egli si
è
trovato in mezzo a difficoltà enormi. Il suo difetto prin–
cipale
è
stato quello di compiacersi troppo di teologia. L'uccisione della
famiglia di Costantino
è
indubbiamente una brutta pagina della vita di
lui: ma dal ·339 al 361, ossia per ventiquattro anni, noi non troviamo
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