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1901

secolo Il, noi vediamo le turbe popolari animate da fanatismo religioso con–

tro i cristiani. Vegga, per esempio, gli atti del martirio di Policarpo di

Smirne, e

il

racconto dei martiri di Lione ecc.

Pag. 11: "Quanto piu il potere civile diventava

a1·bitrario

e

malefico,

quanto piu

apoplettica

e

inerte

diventava l'amministrazione imperiale,

tanto piu... raccogliendo

un numero sempre maggiore di fedeli".

Io

cre–

do che la storia vera e intima della propagazione del cristianesimo noi

non la conosciamo, e, secondo ogni apparenza, non la conosceremo

mai. Il periodo veramente importante di quella propagazione,

quello che

decise del/'esistenza del cristianesimo,

è

il

secolo II

(il

secolo I ha, ri–

spetto a ciò, ben poca importanza, ché la diffusione della nuova religione

fu durante quello assai scarsa. Mi manca qui lo spazio per dimostrare

questa tesi, nella quale, del resto,, credo che molti consentiranno).

È

pro–

prio nel secolo II che si fonda la

Chiesa cristiana

universale. EppÙre

è

quello il periodo aureo dell'Impero: e non dico

aureo

per la gloria: mi–

litare, lo splendore etc.; ma per le cure assidue del governo a pro dei

governati, e Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio ci offrono

una serie non interrotta di principi intelligenti e attivi, intenti a procu–

re la prosperità dei sudditi, quale l'Impero non ebbe mai né prima né

dopo. Ciò mostra, se io non er;·o, che la diffusione del cristianesimo

non può né deve reputarsi effetto del malgoverno dello stato.

Pag. 18: "con ischietto

metodo

classico".

Sembrami espressione un poco impropria. Classico era il soggetto·

dello studio. Ma

metodo

classico non intendo esattamente che cosa si–

gnifichi, almeno rispetto alla istruzione impartita a Giuliano.

Pag. 20: "i cui adepti (dell'arianesimo)... sembravano quasi assen–

tire agli scellerati e turpi costumi della corte imperiale".

Ella segue qui l'opinione comune e, quasi direi, universale.

Io

ho in tale argomento idee assai diverse. Il mio dissenso dalla

generalità degli storici cade su due punti.

Io

non credo alla pretesa

cor–

ruzione

dei vescovi ariani. Tra ariani e atanasiani (senza contare ora, per

brevità, le altre sette: semiariani ètc.) c'era una grossa controversia

teo–

logica,

simile a quelle che si agitarono poi nei secoli V e VI nell'impero

bizantino. Noi abbiamo le fonti di una sola parte, della parte vincitrice:

queste accumulano improperi sugli avversari, li dimostrano intriganti, depra–

vati etc. etc.

Io

ho la convinzione che, se avessimo fonti di parte ariana,

troveremmo la stessa accusa contro gli atanasiani.

Io

credo che gli uni

valessero quanto gli altri; che gli uni e gli altri non valessero né piu né

meno che i vescovi del secolo III o del secolo V. L'altro punto di di–

vergenza riguarda l'imperatore Costanzo. Certo, questi non

è

una figura

simpatica. Ma l'impero romano ha avuto molti principi molto peggiori

di lui: egli si

è

trovato in mezzo a difficoltà enormi. Il suo difetto prin–

cipale

è

stato quello di compiacersi troppo di teologia. L'uccisione della

famiglia di Costantino

è

indubbiamente una brutta pagina della vita di

lui: ma dal ·339 al 361, ossia per ventiquattro anni, noi non troviamo

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