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1901

ralmente avrà nella Federazione una minor importanza delle città gr:rn–

di, ma che ad ogni modo conserva la propria autonomia. Noi qui abbiamo

cominciato, per via privata, a spingere gli insegnanti dei luoghi vicini a

costituirsi in società; e ora, dopo la prima adunanza del Consiglio, fare–

mo certo un lavoro metodico di propaganda; ma possibilmente non li

vorrei attaccare all'Associazione nostra. Ove però non si riesca a ·orga–

nizzare anche costoro, si potrà sempre vedere in seguito se non convenga

modificare un po' anche noi il nostro statuto, e ammettere gli aggregati.

Quanto al tuo timore dei presidi, esso

è

in gran parte giustificato.

Ma non mi pare buono stabilire per essi delle leggi eccezionali, e qui

a Bologna sono stato io uno di quelli che si sono opposti alla esclusione,

che alcuni volevano. A me sembra che la molteplicità degli istituti elimini

da sé, in gran parte, il pericolo; e se noi insegnanti non vogliamo lasciarci

imporre, i presidi ci possono fare poco. Intanto qui a Bologna, dove il

numero dei soci

è

circa di ottantasei (e altri verranno!) abbiamo due

direttori della Normale, il direttore delle scuole tecniche e un preside:

ebbene, uno solo dei direttori di Normale fa parte del Consiglio diret–

tivo. Naturalmente lo statuto deve garantire contro un'illecita inframet–

tenza; e se Milano non ci ha pensato, e

lui

vuol essere

lui,

peggio per

quell'Associazione: sceglieremo un'altra città che d_ia affidamento_mag–

giore.

Si capisce che quello che io ti ho scritto, l'ho detto non come

presidente (ché lo statuto me lo vieta); ma sono le mie idee personali,

che potranno essere anche cambiate dall'Associazione. Ma

è

bene che ci

facciamo conoscere vicendevolmente i propositi, per procedere poi con

maggiore accordo nell'opera comune.

Tornando ancora al vostro statuto, l'art. 5 piuttosto che d'uno sta–

tuto, mi sembra un programma. Quello che dite, sta bene; ma mi sem–

bra che anche altre cose dobbiamo tener d'occhio; e che ad ogni modo

si adatterebbe meglio al programma del Consiglio federale.

Contraccambia i saluti al professor Decia! Nuovi impegni non posso

prendere, per ora; e perciò, almeno per ora, rinunzio ancora a collaborare

nella collezione

Villari. Scrivimi

presto.

P.S.

Mia madre ti saluta. Saluta la tua signora a nome mio.

Giovanni Decia, insegnante di latino e greco al liceo "Galileo" di Firenze.

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