

1901
grandi, data la molteplicità degli istituti; ma è necessaria nelle città pic–
cole, dove spesso non v'è
che
un solo istituto
e
i presidi sono quello che
sono. Noi abbiamo voluto dare un esempio alle città piccole, in modo
che
abbiano un argomento non urtante per i presidi locali, in forza del
quale escluderli: cos( ha fatto Firenze, cos( facciamo noi. Credo non
opportuno
per ora
discutere sulla sede della Federazione (noi proporremo
a spada tratta Bologna; Firenze non è adatta per mille ragioni), sul modo
di formare il consiglio federale,
ecc.
L'importante è
per ora
di ottenere
un regolamento pel congresso o pel convegno dei rappresentanti, il quale
ci dia modo di far prevalere le nostre idee, qualunque esse sieno. Noi
avremo l'appoggio di
tutti
i piccoli gruppi, perché avremo il programma
di impedire l'accentramento e la prepotenza delle grandi città. Non met–
tiamo il carro avanti ai buoi; non esponiamo per ora le nostre idee;
intendiamoci personalmente; andiamo al convegno del comitato provviso–
rio (in caso di congresso) o del comitato incaricato di formare lo sta–
tuto (quando non si voglia un congresso) con un programma netto e
dopo esserci intesi ufficiosamente fra noi. Per ora aderiamo alla Federa–
zione con questi soli patti: o lo statuto sia discusso in congresso, o sia
discusso da un comitato in cui ogni associazione sia rappresentata se–
condo il numero dei soci. Cagliari è con noi.
112.
Salvemini a Francesco Papa/ava, a Padova
Faenza, 9 settembre 1901
Pregiatissimo signor Papafava,
il
troppo tardi
alludeva appunto all'antiministerialismo della Sua ul–
tima critica.' Ormai la battaglia, che nella primavera passata era per
noi ottima, l'abbiamo perduta per la nostra ingenuità. Ella
e
in generale
tutti gli ottimisti non avevano alcuna ragione di
non aspettarsi tanta
viltà.
Il passato vergognoso di Giolitti e di Zanardelli autorizzavano tutti
i sospetti
e
non davano luogo a veruna illusione. Intanto lasciammo sfug–
gire l'occasione per acuire il contrasto fra le tendenze vecchie e le nuove
- son convinto che sia questa l'unica via d'uscita - mettemmo la no–
stra popolarità al servizio di due cadaveri, per non dar noia al ministero
mettemmo da parte l'agitazione per le riforme. Oggi siamo becchi
e
ba–
stonati. Fortuna per noi
che
Giolitti abbia tardato poco a scoprirsi
e
112. CP.
1
Il 31 agosto 1901, da Faema, Salvemini aveva spedito
a
Papafava
un
biglietto -
conservato in CP - con queste parole "Troppo tardi! Gaetano Salvemioi."
La
cronaca, cui
allude Salvemini, era comparsa nel "Giornale degli Eoonomisti," 2• ser., a.
XII
(1901), voi.
XXIII,
pp. 202-203.
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