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Car~ggio

106.

Arcangelo Ghisleri a Salvemini, a Firenze

[Lugano], 14 marzo 1901

Caro amico,

ho ricevuta la tua lunga lettera pessimistica e vera, che mi sono

goduta

1

;

e avevo una mezza idea di farti una risposta aperta per dire, an–

ch'io, male di tutti i nostri pappolari. Ma il tempo manca. Credo che

tutti i partiti traversino un periodo criùco di trasformazione e due correnti

antagonistiche li rendano tutti incoerenti e impotenti; l'una

è

dei paci–

fici, diffidenti (benché noi confessino) del popolo, amici di sé, della pro–

pria vanità e dei propri comodi, e questi vogliono fare il sovversivo in

poltrona; gli altri dei battaglieri, disposti a prendere sul serio qualsiasi

azione, anche minima, anche legalitaria, ma purché riesca a un risultato.

Questi sarebbero i buoni, che potrebbero intendersi al di sopra dell'e–

tichetta ufficiale di partito; ma per riuscirvi, dovrebbero infischiarsi o

anche ribellarsi alle fame acquisite, ai vescovi mitrati, ai retori e ai so–

fisti eloquenti. Tratto tratto appare lo screzio, l'antagonismo, ma poi si

concilia tutto o in nome della concordia o in nome dell'interesse

decora–

tivo

della parte a cui si appartiene. Una cosa sola non approvo della tua·

lettera.

La

boutade

di passare al campo avverso. Ohibò: io preferisco

la solitudine. Ci si sta tanto bene con se stessi! Ci si vede passare da–

vanti, nelle loro maschere d'occasione, i mimi della politica militante:

amici che mutan di giacca e di pose, avversari che mutano linguaggio,

e noi H al medesimo posto, fra tanta baraonda, col piacere di poter dire:

vi ricordo; vi riconosco; e sorrider di tutti ...!

Assunto Mori di Bologna mi scrive d'averti visto. Verrai al con–

gresso? Troppo tardi ora per concertare battaglie, però se verrai, ti -ve–

drei tanto volentieri!

107.

Arcangelo Ghisleri a Salvemini, a Firenze

[Lugano, 29 marzo 1901]

Caro amico,

saluto il risveglio della- combattività. Anch'io ero depresso e stanco

di pestar l'acqua nel mortaio e meditavo una specie di Jacopo Ortis in

cui sfogare tutte le sperienze malinconiche di venticinque anni con dei

106.

AS.

1

La lettera di Salvemini non

è

conservata in AG.

107.

AS.

176