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chi li fa. Quindi lo stimolo a produrre è maggiore. Le grandi società

anonime non sono basate sopra un principio collettivista ma essenzial–

mente capitalistico e individualista. Chi ha piu azioni ha .piu guadagni,

i maggiori azionisti hanno piu voti nelle assemblee, i maggiori azionisti

sono i consiglieri che impongono la loro volontà al direttore. Il con–

trollo all'andamento delle Società è dato automaticamente dagli alti o

bassi interessi delle azioni, dagli alti o bassi dividendi delle Società. Que–

sto controllo cosi chiaro nella società collettivista manca.

Io

ho un'a–

zione nella Società di Terni. Che la Società vada bene o male me ne im–

porta poco. Ma se avessi mille azioni me ne importerebbe. Dunque è sem–

pre il principio individualistico capitalistico che dirige le grandi società

anonime.

Sull'esempio delle cooperative del Belgio ho da notare questo. Gli

operai che fanno parte di quelle cooperative ne fanno parte perché cre–

dono di guadagnare piu come soci della cooperativa che come salariati di

un imprenditore. Tra le cause che fanno rigar dritto gli amministratori

di quelle cooperative (cli produzione) vi è questa: che, se essi aumentas–

sero la quota profitti degli operai a

scapito del capitale

dovrebbero poi

aliare i prezzi dei loro prodotti. Allora la cooperativa di produzione sa–

rebbe schiacciata dalla concorrenza dell'industria ordinaria. Allora, per

riparare le perdite, la cooperativa dovrebbe ridurre il profitto dei coo–

peratori al di sotto del salario che dà l'industria ordinaria. Allora i piu

energici tra i cooperatori abbandonerebbero la cooperativa e andrebbero

a lavorare come salariati in qualche industria ordinaria (cioè eserdta

secondo i principt dell'individualismo capitalista). Cosi

attualmente

le

Cooperative sono costrette a risparmiare e a capitalizzare dalla pressione,

dalla concorrenza, dell'industria ordinaria in due sensi:

1) nel dover produrre col minimo costo di produzione, altrimenti

l'industria ordinaria le sbanca coi prezzi piu bassi;

2) nel dover sempre prevedere e ·prevenire il pericolo che i troppi

lauti profitti distribuiti

oggi

ai suoi membri le costringano ad abbassare

domani

i profitti al di sotto dei salari dati dall'industria capitalistica.

Ma in una società socialistica mancano entrambe le pressioni. Non

v'è l'industria capitalistica che faccia concorrenza coi prezzi piu bassi,

quindi la società socialista non è forzata a produrre col minimo costo.

Può consumare molto e produrre poco, senza che uno

stock

invenduto di

prodotti la avverta dell'errore. I cittadini dovranno pagare quei prodotti

con buoni di lavoro piu di quanto pagherebbero se la produzione fosse

fatta economicamente. Allora, dice Lei, protesteranno e obbligheranno

"gli impiegati" cioè i governanti (lo stato, il governo) a sciupar meno

e produrre piu. Ma quale forza hanno per

obbligare

gli "impiegati" cioè

i ministri e tutta la burocrazia?

In

una società cooperativa la forza

è

presto trovata. I soci saggi, lavoratori, intelligenti dicono ai compagni

stolti, parassiti, ignoranti: "o amministrate come vogliamo noi ,on parsi-

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