

Corkggio
zolaio, solo quello può sentire la verità assoluta dell'aforisma che tutte le
manifestazioni individuali e sociali o hanno direttamente o indirettamente
un movente economico, oppure sono dalle condizioni economiche esterne
regolate e dirette.
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Eccomi cosf in pieno materialismo storico. Ella mi domanda
che cosa io ne pensi della cosf detta "crisi del marxismo." La vedo con
molta simpatia e credo che ne verrà grande utile al partito socialista, per–
ché lo renderà piu pratico e meno apriorista. Del marxismo è avvenuto
come di tutte le grandi teorie; come c'è un cattolicismo del papa e un
cattolicismo volgare, un evoluzionismo dello Spencer e un evoluzionismo da
orecchianti e da dilettanti, cosf c'è un marxismo, diciam cosf puro, e un
marxismo maccheronico.
In
Italia il marxismo maccheronico è rappresen–
tato da troppa gente; e tutto il lavoro di critica che noi andiamo facendo
delle nostre teorie, avrà l'utile effetto di obbligarci ad abbandonare tutte
le esagerazioni, le ingenuità, le metafisicherie del bel tempo antico.
Per me la cosf detta "crisi" è un fenomeno consolantissimo: esso di–
mostra la vitalità del nostro partito, che si può prendere il lusso di cri–
ticare se stesso, di rivedere le proprie basi, di rinnovare
il
proprio credo.
Di simili "crisi" il liberalismo non ne ha mai avute, né ne avrà mai,
perché è troppo cretino. Anche il cattolicismo ha la sua brava crisi nel
contrasto tra conservatori e democratici; è una crisi latente, che fa meno
chiasso della nostra, perché noi lavoriamo in piena luce e non abbiamo al–
cuna autorità che ci imponga un freno; ma la crisi cattolica non è per
questo meno importante.
Avrei da dirLe tante cose della nostra politica. Ma come si fa a dir–
le? Appena ci vedremo, ne sentirà delle belle.
Io
sono contento delle
cose nostre; mi pare che in Italia vadano determinandosi tutti gli elementi
di un rinnovamento politico. Non saranno certo i socialisti, che lo faran–
no; essi aiuteranno; né saranno i repubblicani rappresentati
dall'Italia.'
Ma nel paese si va determinando una corrente repubblicana, non anticle–
ricale, non opportunista, veramente moderna e morale. Di questo movi–
mento, che da pochi è intravvisto, si vedranno le conseguenze molto pri–
ma che non si creda.
Io
vedo con fiducia l'avvenire. Se i monarchici
avranno la bontà di continuare ancora un po' per questa· strada e di re–
galarci un altro po' di Affrica e di Cina, non passeranno cinque anni
e la gloriosissima casa di Savoia avrà finito di regnare. Cosa avverrà dopo?
Avremo una repubblica· democratica o una repubblica clericale?
Io
credo
alla seconda ipotesi; credo anzi che sarà una repubblica tutt'altro che bel–
la; ma sarà sempre meno brutta della monarchia presente.
Che ne dice del Suo Visconti Venosta?
2
Continua Lei ad avere l'an–
tico entusiasmo per questo povero moderato? Se la monarchia non ha
altri salvatori, può proprio andarsene a letto.
• Vedi lettera n. 49, nota n. 5.
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Emilio Visconti Venosta era ministro degli Affari esteri nel gabinetto Pelloux (14 mag–
gio 1899-24 giugno 1900).
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