Carteggio
Nel gruppo cosf detto repubblicano c'è anche
il fratello del diret–
tore della
Tribuna,
che al tempo della campagna del Cayallotti contro
Crispi dormf come un ghiro, imitando del resto il grande
filosofo Bo–
vio, che essendo membro della commissione dei sette non volle vedere,
perché aveva gli occhiali affumicati della massoneria, i documenti schiac–
cianti contro il Crispi, e poi fu nominato professore ordinario per merito
distinto e tacque meritandosi
le lodi della
Tribuna,
mentre Cavallotti
combatteva. Accidenti, che periodone ho scritto.
Ora io so che secondo voi il gruppo parlamentare
repubblicano non
ha nulla da vedere col partito repubblicano del paese; e capisco anche
che voi non potete per ora dirlo a troppo alta voce; per questo cercai
di dirlo io. Ma temo di averlo detto in malo modo, perché mi pare im–
possibile che gli amici di Milano abbiano potuto credere che io parlassi
di altro che dei parlamentari,
La mia opinione è che il vero partito repubblicano, facendo leva a
Milano, dovrebbe cercar di sollevare tutti gli altri buoni elementi, che
sono sparsi per l'Italia, ma questo non si potrà mai ottenere finché il
filosofo Bovio non sia stato buttato a mare oppure obbligato a smetterla
con le sue funambolerie.
Nell'insieme della tua lettera mi par di capire che gli amici di Mi–
lano ammettono
solo due partiti:
cavallottiani e repubblicani...
sul se–
rio. Bovio, Barzilai, Mazza ecc. ecc. non li considerano repubblicani, ma
cavallottiani. Tutto questo va bene... per Milano. Ma l'Italia non è Mi–
lano. In Italia si ammettono due partiti:
cavallottiani, cioè legalitari uso
Sacchi; e repubblicani ... per burla e questi sono i parlamentari boviani.
È
questo equivoco che rovina un
serio movimento
repubblicano.
E tocca a voi farlo sparire.
Ogni volta che ho parlato di repubblicani con gli amici, subito si
son messi a ridere e han detto: Bovio, Barzilai e compagni! E mi è toc–
cato lavorare chi sa quanto per far capire che questi non han nulla da
fare coi repubblicani. L'errore è diffusissimo e gli amici che vivono a
Milano debbono tenerne un gran conto, se vogliono lavorare sul serio.
Bisogna che non commettano l'errore di credere che Milano è l'Italia.
In questi giorni ho ricevuto parecchie lettere provocate dai miei ar–
ticoli
pessimisti.
Un amico mi dice: magari ci fosse il partito neorepubblicano; ma
temo che esso non vada al di là dei redattori
dell'Educazione politica.
Io
nelle Marche conosco dei repubblicani, ai quali preferirei i preti.
Un altro, che ammette l'esistenza di questo partito, mi scrive: uscia–
mo dal partito socialista ed entriamo
in questo.
Come vedi, sono due eccessi opposti. Prevedo anch'io che se i com–
pagni
socialisti non metteranno
testa a partito,
tutti
i
pessimisti
cer–
cheranno un nuovo partito, e questo è destinato ad essere il vostro. Ma
tocca a voi rivelarvi. E vi rivelerete specialmente col distaccarvi esplici–
tamente dai parlamentari.
Il mio articolo aveva appunto questo scopo.
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