

Carteggio
34.
Salvemini a Andrea Costa
Faenza,
14
ottobre [1897]
Carissimo e pregiato compagno,
ho scritto a Molfetta. La
lettera arriverà domattina,
se non resterà
intercettata
per
istrada. Ho detto che se possono spedire quel po' di
moneta per domani sera, in modo che sabato mattina possa essere ad
Imola la spediscano, altrimenti gliela passeranno a Molfetta. Se avessi po–
tuto, Le avrei mandato
io da qui
tutto, facendomi
rimborsare dal cir–
colo; cosf la cosa si sarebbe molto semplificata. Ma ahimè! sono in bolletta!!!
Come Ella
avrà visto dalla prima
lettera _del Mezzina
il sotto–
prefetto ha proibito anche
il comizio privato.
Io
ho scritto a Molfetta
consigliandoli a preparar
tutto egualmente per un comizio privato e a
saper fare.
Ma temo anch'io con Lei che non sappiano. Sono troppo sovrecci–
tati e han presa la cosa troppo dal suo lato shakespeariano.
È
la prima
volta che si trovano in ballo e ballano un po' male. Bisogna che Lei con
i Suoi nervi d'acciaio, appena
è
a Molfetta, li riconduca sul terreno della
realtà. Anzi, se fosse possibile che Lei arrivasse a Molfetta sabato sera,
credo che sarebbe bene.
Sono
stato
anch'io
dolentissimo
di non
trovarLa
ieri
a
Imola.
Sarà per un'altra volta.
Mille saluti affettuosi ai compagni e a Lei una forte stretta di mano.
35.
Salvemini a Carlo Piacei
Faenza, 30 novembre
[1897]
Carissimo Piacei,
Le sono molto grato di non avermi rimproverato del mio lungo si–
lenzio; io avevo proprio il dovere di scriverLe; e me lo sono detto mi–
gliaia di volte; ma non Le ho scritto lo stesso. Specialmente in occasione
del mio matrimonio,
avevo tante volte pensato a scriverLe, per dirLe
quanto ero contento; ma sono stato tanto contento, che non ho mai tro–
vato un minuto di tempo per dirlo agli amici.
Avrei l'intenzione di infliggerLe una lunga epistola; ma per non met–
tere in pericolo il
quasi bene
dei suoi nervi, me ne astengo. Le scriverò
solo le cose principalissime.
34.
eco.
35. CPI.
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