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Apo logia di una minoranza

umanità. Quanto più sensibile

è

la diminu–

zione dei disagi dell'esistenza, ottenuta col

mezzo meccanico, tanto più dura è l'espia–

zione prevista per quella artificiosa diminu–

zione. Ma prevista da chi? E perché? Non

è

forse

ingiusti zia?

on so proprio da chi e

non so proprio perché... e certo, ragione

umana,

è

un'assoluta ingiustizia: ma non si

può dubitare che questa legge di compenso,

tanto fisica che la si trova scritta in tutta la

natura, per cui

il

male pareggia sempre il

male, agisca costantemente.

UNA NUOVA FRATTURA,

meno curabile di

quelle dogmatiche,

è

in atto fra i

clercs.

La

maggior parte di noi ha tradito come nei

giorni dell'esplosione nazionalistica del '14.

Di

questo speciale tradimento formulo io l'ac–

cusa, con tristezza che tocchj a me farlo.

Ma solo pochi esempi magnifici

di

reniten–

za esaltano, anche adesso, la grandezza del

nostro mestiere. La privazione volontaria e

sprezzante della macchina è uno dei segni

dell'appartenenza alla parte irriducibile del–

la confraternita senza confini. Se non c'è

uno spazio occupato dalla macchina di un let–

terato, si può essere sicuri che quel lettera–

to non tradirà mai, per debolezze ideologi–

che, il suo mestiere. Questo rifiuto

è

la pro–

va della capacità d'innumerevoli rifiuti. La

presenza dell'automa, invece, nel

box

del–

l'uomo di lettere,

è

significativa della sua

disponibilità ad altri tradimenti. Bisogna

rapare e bollare con il segno degli schiavi

fuggitivi l'uomo di lettere che pilota la s~a

automobile ai luoghi dei suoi pellegrinaggi e

va a scaricare dalle porte aperte di un'utili–

taria, o altro , la famiglia - che non dovreb–

be

avere - sul sagrato di macchine di qual–

che slabbrato

motel.

Su questo punto , trat–

tandosi di eretici essenziali, la mjnoranza bi–

sognosa di purezza dev'essere inflessibile nel

condannare. Accendiamo un rogo immagina–

rio perché non vogliamo che Serveto e Va–

nini muoiano in un rogo di macchine, nel sor–

tilegio malefico di un'autostrada.

Perché l'uomo di lettere non debba mo–

torizzarsi - per rimanere in assoluto uomo

di lettere, senza ombra di altro - non

è

co–

sa che si possa squadernare in molti argomen–

ti, e dev'essere carpita da un'apprensione

immediata. Julien Benda ha sottilmente esa–

minato tutto quello che non appartiene

al

e/ere

di essere e di fare. Aggiungerei, per

aggiornarne

il

testo, e come una regola quasi

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priva di eccezioni possibili, il possesso di

un'automobile e la scrittura direttamente a

macchina dei suoi testi, tra le cose che ne

corrompono la natura e lo escludono dal ca–

stelJo incantato dove i veri

clercs

aspettano

arroccati, come sempre, 1a loro Monségur, o

l'apertura vendicativa del quinto sigillo.

Si misura la forza di un

e/ere

dalla ricchez–

za

dei

suoi rinnegamenti e dalla povertà dei

suoi consensi. Si

è

visto che la nostra funzio–

ne in una civiJrà industriale, sia democrati–

ca che totalitaria, non

è

rinunciabile in nes–

sun caso. Forse perché essenzialmente amo–

rali, siamo le indispensabili guide dell'uma–

nità. Le rugiade che portiamo, nascono in

una regione perduta, sulla Via che ha cam–

minato prima che la Legge l'oscurasse. L'uo–

mo di lettere

è

una qualità essenziale nella

Russia del

Politburo

come nell'impero dei

Ming, nella Quinta Repubblica come nella

Roma augustea. Siamo temuti, rispettati,

tentati in ogni modo; qualche volta, ammaz–

zati con molto onore. Rendiamo dolci ordi–

namenti di ferro. Grazie ad attaccamenti che

rimettono in gioco ogni cosa a un'idea di

giustizia senza colore politico o religioso, ope–

riamo per la giustizia dappertutto. Le prigio–

ni, per ciascuno di noi, restano aperte. Il po–

tere scientifico e tecnologico non è riuscito

a detronizzarci dal nostro consunto barocco

trono. Siamo, con

i

nostri acidi dissolvitori,

le nostre acri polemiche,

i

nostri rifiuti inau–

diti, una presenza terribile.

TANTA ENORMITÀ

esige separazione. L'uo–

mo di lettere comprende : atto che esclude

la mescolanza e l'abbassamento, eccetto che

per amore.

Non siamo come

gli

altri:

i de–

moni che

ci

abitano non sono eguali agli al–

tri demoni che abitano gli infiniti corpi degli

uomini. Sono gli archetipi di quei demoni:

quello che negli altri

è

ombra, in noi

è

la

cosa. Ciascuno dei nostri organi

è

governato

da un Archeo scelto con infinita cura dagli

Eoni onnipotenti per governare, in vista di

grandi delizie, organo delicato. Quando l'uo–

mo di lettere è incerto sulla sua missione,

lutto

il

Pleroma s'innervosisce. La musica

celeste s'intorbida se l'uomo di lettere, in–

vece di afferrarla e di riecheggiarla, si propo–

ne fini pratici o li adula come principali.

An–

che nella miseria del livellamento generale

del vestito si stana il

e/ere

da un piccolo par–

ticolare separatistico: un colletto di camicia,

una negligenza astuta , un anello. Se piglia