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sessionis):
perché leggo e scrivo, <juanto
ptu
posso, in
piedi, viaggio poco,
ml
muo–
vo a piedi o sto in piedi nei mezzi pubbli–
ci e nei
cinema,
pronto ad uscirne al pri–
mo ragguaglio di noia. Ma mi
è
soave in–
dovinare
1
'obesità e la senescenza precoci,
le gambe malferme, la stitichezza invinci–
bile, le grandi emorroidi, le enteriti, le di–
spepsie, i polmoni imbrattati, degli auto–
mobilisti oppressori . Sulla rissa della con–
testazione neppure apparentemente globa–
le, si dondola tranquilla, sapientemente
ancorata, la mongolfiera della mia coscien–
za pura. Contesto in silenzio, da sempre,
non collaborando a nessuna delle spietate
macchine della civiltà di massa. Nessuna
rata automobili stica sarà mai da me versa–
ta ad una ditta commissionaria. Nessuna
spider
mi aspetterà ad un angolo, all'usci–
ta da un comizio anticonsumista. Nessuna
società petrolifera avrà da me un centesi–
mo, per i suoi commerci impuri
in
un Orien–
te contaminato, per le sue raffinerie che
offendono la vita, per le sue navi maledet–
te, che sporcano la tunica di Teti. L'appar–
tenenza ad una casta supremamente aristo–
cratica, dove mi trovo in compagnia eccel–
lente, incorona questa perfetta letizia.
INACCETTABILE non
è
l'esistenza di una
carrozza che si muove da
sé,
nascondendo
femmineamente i cavalli nel proprio moto-.
re, ma la sua morbosa diffusione a tutta
una civiltà, la sua trasformazione da vizio
privato in pernicie pubblica , proprio nel
periodo di un'eruzione demografica mai ve–
duta, in questo anno di Brahma almeno.
La macchina privilegio di pochi, guardata
con ammirazione, curiosità, invidia, era un
fiore strano che poteva addirittura susci–
tare l'entu siasmo di qualche mediocre
poe–
ta e provocare morti ammirevoli, come
quella di Isadora Duncan , non era il cuore
di sviluppi e di crisi economiche, non de–
terminava politich e estere, non danneggia–
va i paesaggi urbani e aperti, non ingrandi–
va e inferociva
i
conflitti armati.
Dal 1914, si può applicargli il banale
tropo del cancro divoratore. Viaggio troppo
poco per avere un'idea dell'automobilismo
in altri Paesi, ma vivo
in
un centro di bar–
barie automobilistica esemplare: Roma.
È
a Roma che la persecuzione da parte
della maggioranza -
automobilisti utenti
e aspiranti smaniosi inerti - si esercita con
Guido Ceronetti
l'implacabilità di una guerra di religione con–
tro tutto quello che non
è
automobile . Senza
l'automobile , certi grovigli di problemi ur–
bani, e cicatrici nude del male assoluto, nel–
la placata Roma di oggi sarebbero quasi ine–
sistent i. Ma la macchina esiste ,
il
male vive
e la faccia della sua incarnazione è un auto–
mobilista senza legge, un essere che so ne–
mico, pronto a uccidermi se mi trova solo.
In una macchina che si
fa
proiettile spa–
rato per impedire a un solitario passante di
attraversare una strada, avvertendolo con
un colpo di
clacson
stressante da cento metri,
poi da cinque o da uno, che lo distruggerà
se non rimane immobile, o non sparisce co–
me un diavolo al canto del gallo, l'occupan–
te, che potrebbe essere fuori di Il un qualsia–
si innocuo imbecille con impiego, commer–
cio, prole a scuola, assume tra gli artigli del
propr io automa, le stigmate inesorabili del
delinquente nato lombrosiano. Una modifi–
cazione neurologica avviene sicuramente nel
momento in cui le mani del miserabile si po–
sano sulle magiche leve che, col potere ap–
parente sul mezzo veloce, gli danno quello
reale di grazia e di motte sull'uomo -a-piedi,
ma
i
neurologi, quasi tutti automobilisti , so–
no perplessi a descriverla. A lungo andate ,
anche modificazioni craniologiche sono, cre–
do, possibili : la testa dell'automobili sta si
deforma impercettibilmente ad ogni eccita–
mento provocato dal traffico. Vedremo per–
ciò in futuro, dietro
i
vetri delle macchine,
proliferare le deformità , come di figure ri–
flesse in specchi curvi. I medici si preoccu–
pano per il futuro degli arti della locomozio–
ne, ma gli amanti del volto piangono per
l'altare e i polittici sfregiati nel giro dell'ab–
side della nuca umana. Pitture angeliche di
figura muliebre si vedono, ai volanti, nella
tensione dell 'obbedienza all'automa, pietrifi–
carsi e screpolarsi, sviscerare brutture preco–
ci
e inaspettate.
Gli uomini hanno dimenticato che se la
vergine di Ramnunte parve dileguarsi, il gior–
no che
il
grande Pan morl in un esterrefatto
silenzio, nulla rimane, quaggiù, impunito.
Il taccuino carmico non finisce di riempirsi
di annotazioni, e ogni azione produce azio–
ne. La cecità dei nostri oppressori, che igno–
ra questa realtà fondamentale ,
è
dunqu e to–
tale. L'uso continuo del mezzo meccanico
esegue, artista nefando, operazioni segrete
di ogni genere nel debole utente, e i suoi se–
gni passeranno, per trasmissione fatale, alla