La bilancia del Cremlino
i Paesi socialisti... O voi siete in grado di
sferrare da voi stessi una
risoluta e corag–
giosa offensiva
contro le forze
antisocia–
liste
di destra, e in questo caso dovete
farlo immediatamente, o non avete la for–
za per far ciò e allora, da buoni comunisti,
tenendo conto del fatto che non siete re–
sponsabili soltanto di fronte al vostro po–
polo ma anche di fronte al movimento co–
munista internazionale nel suo comples–
so, avete il dovere di richiedere
il
nostro
aiuto, che noi vi daremo volentieri e im–
mediatamente».
Si conosce la risposta del
Praesidium
cecoslovacco,risposta che
il
Comitato cen–
trale del partito, riunito
il
19 luglio a
Praga in un clima di estrema tensione ed
esaltazione, ratificò all'unanimità . I ceco–
slovacchi dichiaravano di
«
non vedere ra–
gioni reali che consentissero di qualificare
la situazione in atto nel loro Paese come
controrivoluzionaria ». Se
il
loro partito
aveva qualche difficoltà, poteva benissi–
mo fronteggiarla senza bisogno di aiuti
esterni, visto che il dato di fatto decisi–
vo era precisamente
«
il sempre maggior
prestigio che stava acquistando la nuova
politica democratica del partito agli occhi
di vastissime masse di lavoratori, anzi del–
la maggioranza in senso assoluto della po–
polazione ».
Dopo questa risposta, misurata ma fer–
ma, ci si aspettava, in Cecoslovacchia e
nel mondo intero, una qualche mossa sen–
sazionale. Scomunica, rottura delle rela–
zioni, blocco economico? Provocazione,
atto di forza?
In
luogo di tutto ciò, i ce–
coslovacchi si videro rivolgere dal Cremli–
no un invito a un incontro bilaterale. Que–
st'ultimo ebbe luogo, dal 27 luglio al
1
°
agosto, a Cierna sulla Tisa, alla frontiera
cecoslovacco-ucraina. I dirigenti cecoslo–
vacchi ritornarono a Praga con l'impres–
sione
di
aver convinto, se non vinto,
i
loro
interlocutori, cioè il
Praesidium
sovieti–
co quasi al completo. Dieci giorni più tar–
di, palesemente per coronare l'armonia e
la fiducia ritrovate, si tenne la conferen–
za di Bratislava; spettacolo retrospettiva–
mente stupefacente: baci, effusioni, Brez-
7
nev che con le lacrime agli occhi stringe
Svoboda tra le braccia, Dubcek sfinito ma
sorridente, Kossighin preoccupato, Ul–
bricht grave, Kadar compiacente, Jivkov
insignificante, Suslov pensieroso, Gomul–
ka ombra di se stesso, incamminati uno
accanto all'altro, sotto
il
fuoco di fila dei
flashes
dei fotografi, verso la cima del
monte Slavin donde la vista s'apre su un
panorama che confonde l'Austria , l'Un–
gheria e la Slovacchia nei meandri inter–
nazionali del Danubio, per deporre una
gigantesca corona ai piedi del monumen–
to staliniano eretto a gloria del soldato
russo .
Le ragioni del non-intervento
P
E R
e
H
É
questo imprevedibile
happy
end?
Perché i sovietici non erano
intervenuti? Esperti di cremlinologia, sto–
rici, giornalisti, sociologi - eravamo una
quindicina - ecco, desunte dai miei ap–
punti, le conclusioni dell'analisi da noi
tentata alla fine di quella
«
storica » gior–
nata, dopo la firma di quella strana
«
se–
conda pace di Presburgo ».
1)
I
SOVIETIC I
avevano rinunciato al-
1 'impiego della forza in primo luogo per–
ché, contrariamente a quanto si era ve–
rificato in Ungheria nel 1956, si erano
trovati di fronte a una direzione e a un
partito comunista
uniti .
Sotto questo
aspetto, la situazione della Cecoslovac–
chia, in questo inizio dell'agosto 1968,
somigliava ben di più alla situazione del–
la Polonia dell'ottobre 19
56
che non a
quella dell'Ungheria . Una delle cause de–
terminanti dei due interventi militari in
Ungheria fu la crisi del partito comuni–
sta ungherese, le divisioni in seno alla
direzione di esso con la conseguente per–
dita de!la capacità
di
controllare gli av–
venimenti. Anche in Polonia i sovietici
si erano preparati a intervenire per im–
pedire l'andata al potere di Gomulka; al–
l'ultimo momento erano però tornati sui
loro passi, impressionati dalla resistenza
del Comitato centrale polacco e anche per-




