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Cronaca

tarali della DC sarebbe stata data

«

per

l'ultima volta

»,

non dovendosi intendere ga–

rantito

ad aeternum

il

fiancheggiamento del–

la organizzazione dei lavoratori cristiani al

partito politico dei cattolici italiani.

In

qual–

che caso, in ogni modo, l'appoggio delle

ACLI alla DC era venuto meno anche in

occasione delle elezioni politiche del '68.

Per esempio, il Consiglio provinciale delle

ACLI di Belluno, il 20 aprile di quest'anno,

approvò un documento che faceva una di–

stinzione tra elezion i alla Camera ed ele–

zioni al Senato.

Per quelle alla Camera (

«

in un momento

difficile, che non offre alterna tive

» )

si con–

fermava il pieno appoggio alla DC, mentre

per il Senato le ACLI bellunesi escludevano

categoricamente

di

poter sostenere

il

candi–

dato democristiano locale , invitando

«

i

lavo–

ratori preoccupati del bene comune ad as–

sumere attraverso

il

loro voto una posizio–

ne coraggiosamente coerente con

i

loro ideali,

obbedendo prima ancora che alle indicazioni

di un partito agli inderogabili imperativi del–

la coscienza

».

Il risultato

fu

che a Belluno

i] candidato della DC al Senato - un tale

Orsini - non venne eletto

in

conseguenza

di una frana che si ebbe in quel Collegio

tradizionalmente fedele allo scudo crociato:

aUo scrutinio, infatti, furono trovate nelle

urne ben ottomila schede bianche, tutte -

come

è

evidente - di cattolici protestatari.

La contestazione muoveva dal fatto che il

candidato Orsini si trovava in quel momento

nella stessa posizione che avrebbe avuto a

Roma l'ex-sindaco Petrucci, qualora fosse

stato presentato candidato . In attesa di un

giudizio penale , come è ovvio, ogni impu–

tato è ritenuto innocente

ope legis,

ma non

per questo gli adisti di Belluno avevano

ri–

tenuto giusto che la DC imponesse agli

elettori un candidato che poteva suscitare

discussioni e sospetti. Perciò non lo vota–

rono. Come rappresaglia, in questi giorni,

i

probiviri della DC hanno espulso dal partito

democristiano

i

diciassette consiglieri pro-

5

vinciali delle ACLI bellunesi che avevano a

suo tempo dichiarato di non poter votare,

in

coscienza, per

il

candidato imposto dalla

Di–

rezione democristiana :

«

Non era lecito op–

porsi con tali metodi - hanno sancito

i

pro–

biviri - alla elezione del candidato. Se pro–

prio

ci

fosse stato qualche caso di coscienza,

questo doveva risolversi personalmente e

senza scalpore. Organizzare o creare i casi

di coscienza non sono azioni lecite per gli

iscritti al partito

».

Può

ESSERE

pericoloso, nei confronti

cli

personaggi come i dirigenti o i militanti del–

le ACLI , entrare in un discorso sulla co–

scienza. Se costoro possono anche venire con–

siderati politicamente sprovveduti, appaiono

infatti, sul piano della morale, ineccepibili.

Già l'anno scorso avevano intentato un pro–

cesso in piena regola contro la cosiddetta so–

cietà del benessere e dei consumi, contrap–

ponendo a questa - dato e non concesso

che se ne possa riconoscere l'effe ttiva esi–

stenza anche in Italia - una concezione più

austera

e

quasi puritana, tutta ispirata

ai

più rigorosi concetti della morale sociale

cristiana, pariteticamente contraria tanto ai

precetti del marxismo quanto alla pratica

dell'economia liberale borghese.

È

in

questo senso, appunto, che gli orien–

tamenti delle ACLI corrispondono a quelli

che sono propri dei cattolici del dissenso,

almeno per quanto riguarda, fra le tante,

una specifica libertà, quella della scelta e

del voto a favore di uno dei diversi partiti

politici esistenti. Non

è

per questo imma–

ginata, fino ad ora, la possibilità che venga

costituito a cura delle ACLI un eventuale

secondo partito dei cattolici italiani , ma

è

superfluo dire che, in attesa, fra i diversi

partiti gli aclisti generalmente preferiscono

il

PCI e

il

PSIUP. Perciò chiedono

il

dia–

logo e si spingono su terreni che un tempo

sarebbero stati preclusi a chi temeva

di

ca–

dere in eresia. Questa oggi non pesa e nem–

meno lo scisma

fa

paura.

[VITTORIO GoRRESIO]