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di proposito durante

il

cammino, sicuri che

precipitando da tanta altezza

si

muore

senza fallo e senza soffrire.

Io

non so, né

altri credo possa sapere, quanti sono stati

fin

oggi

i miseri

che da esso si precipi–

tarono. Tutti però sanno che sarebbe

opera buonissima se dinanzi al parapetto,

o di sopra, si ponesse una alta e forte rin–

ghiera di ferro.

Ai

tempi di Delcarretto

vi fu pure un momento in

cui

avemmo

in Napoli la mania di gittarci da questo

Ponte : sl che per darvi un freno si do–

vettero porre ai suoi estremi due guardie

di polizia. Avvenne in effetti che di sui–

cidi

da questo punto non se ne parlò più.

Una notte però un disgraziato pensò di

nuovo all'obliato Ponte e vi

si

recò; ma,

mentr e si accingeva al tremendo passo,

venne sopreso dalla guardia e, menato in

questura, fu costretto di sottoscrivere

l'obbligo di non volersi più suicidare».

III

I

L

p

O N T E D E L L A

S

A N I T

À

si

trova in prossimità del Museo Nazio–

nale, su una strada che

costituisce

il

pro–

lungamento dell'antica Via Toledo . Que–

sta strada conduce a un'altura chiamata

Capodimonte , dove nel palazzo estivo dei

re

è

stata ultimamente trasferita la Pina–

coteca.

È

cosa comunemente risaputa che

i turisti visitano la nostra Pinacoteca so–

prattutto per vedere

«

I ciechi» di Breu–

ghel. Guardato sino alla sazietà

il

capola–

voro del maestro fiammingo, di solito

escono sul tetto del palazzo, donde si ve–

de Napoli come in una vecchia stampa

panoramica, mentre

si

alza dal mare ver–

so la collina con falde di strade e di ca–

se,

simili

a disordinati gradini di una

scala a lungo intagliata dall'ero sione di

un'onda capricciosa. Nei

giorni

sereni

l'aria vetrosa del golfo addolcisce alquan–

to questo viluppo di linee.

Il Ponte è come

il

passaggio dalla

Napoli bassa a quella superiore. Dietro

di esso un'ampia strada corre piattam ente

ancora per un poco, per poi iniziare con

strette svolte la sua scalata verso la vetta

Gustavo Herling

dell'altura. Quando su di un veicolo op–

pure a piedi si scende per Capodimonte,

in mezzo alle case ricoperte dall'erpete

della miseria,

il

Ponte appare ancora di

più come

il

punto culminante. Non che

quel fermentlo di miseria sparisca d'im–

provviso come un'immagine che si respin–

ge. Scende semplicemente in basso.

Ché

il

Ponte è un ponte su qualcosa.

Non sopra un fiume, non sopra un abis–

so, non sopra un torrente pieno di trote ,

non sopra una gola, non sopra un pas–

saggio della sotterranea . Sopra una strada

della Napoli inferiore. Inferior e? Spesso

a noi, abitanti di Napoli, viene in mente

come

qui

non ci sia una barriera naturale

che impedisca a!la gente di scavare con–

tinuamente in profondità. Fino a che non

abbiano raggiunto

i

fuochi dell'inferno,

scenderanno sempre più in basso, cercan–

do un riparo dal sole dell'estate, dalla

pioggia dell'autunno, dal freddo dell'in–

verno . Soltanto in primavera

il

cielo

di–

venta il più caritatevole dei tetti.

Comunque sia, sotto

il

Ponte nella sua

parte centrale, passa una strada. Alcuni

piani (cinque, sei?) lo dividono dal sel–

ciato di pietra sul quale brulica la gente,

i carri rotolano, le automobili balzellano,

le bancarelle si allargano sino ai margini

della carreggiata . Le ali del Ponte ormai

sono spiegate sulle terrazze superiori del–

le case, dove si asciuga la biancheria , do–

ve gatti sonnecchiano e

si

protendono

antenne televisive.

IV

D

I G I o R No

il

Ponte , quantunque

sia punto culminante, non attira par–

ticolare attenzione. Il rapido torrente del–

la strada lo inonda ad entrambi

i

livelli

con

il

suo flusso, lo assorda con

il

suo

mormorio. Ma la notte!

Di

notte, nel si–

lenzio e nel vuoto,

il

Ponte ritorna alla

vita solitario, puro e nudo.

Lo

si vede

persino da lontano ingrandire quasi fos–

se la gruccia a cui la città addormentata

si appoggia. I passi di un viandante

in

ritardo aumentano ad ogni percussione la