

Vtopia
e
realtà nell'America
latina
cazioni. Immaturi politicamente e inconsa–
pevoli delle possibilità di aiutarsi recipro–
camente, essi hanno cercato finora un mi–
glioramento temporaneo negli atteggiamen–
ti paternalistici di uomini politici che sono
stati quasi sempre dei
caudillos.
A peg–
giorare la situazione è intervenuto il sin–
dacalismo urbano dei lavoratori industria–
li, un sindacalismo che
è
nato agli albori
del secolo sotto la spinta delle idee impor–
tate dagli immigrati europei e che, geloso
dei privilegi conseguiti ed esclusivista, ha
cercato di ridimensionare o contrastare le
organizzazioni rurali.
«
Corruzione , favo–
ritismo,
caudillismo,
elezioni fraudolente
e monopoli politici - scrive Maspero -
hanno tutti collaborato a rendere la demo–
crazia impotente e a defraudare le mas–
se. Noi non abbiamo mai conosciuto una
vera esperienza democratica che si esten–
da nella sfera sociale ed economica e che
implichi la partecipazione dei lavoratori e
dei contadini ».
Oggi le cause dell'instabilità politica
sono cambiate. Il fermento rivoluzionario
si ispira a princlpi ideologici. La rivolu–
zione, da protesta per un miglioramento di
condizioni economiche,
è
diventata un fat–
to di cultura, la scelta di un modo di in–
tendere l'esistenza.
In
questa prospettiva
vanno visti il nuovo atteggiamento dei
militari e del clero. La mobilità sociale,
creata da un minimo di benessere, ha este–
so la partecipazione politica a settori del–
la popolazione prima esclusi dall'attività
decisionale. Le forze armate e il clero -
almeno le loro punte più avanzate - si
sono staccati dai loro tradizionali alleati
per far fronte comune con i gruppi medi,
imprenditoriali e dei lavoratori.
A distanza, anche i colpi di Stato sem–
brano azioni correnti di personaggi pos–
seduti dal demone del potere. Le solu–
zioni politiche imposte o appoggiate dai
militari sono cambiate a seconda del li–
vello di sviluppo dei diversi Paesi: dal–
la difesa dell'imprenditoria individuale,
in cui quelli si erano attestati per lungo
tempo, sono passati ad appoggiare una
forma di statalismo risolutore di tutti i
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problemi sociali. Dal canto suo, la Chie–
sa ha sentito l'urgenza di rinunciare ai
criteri che avevano giustificato le intero-
. peranze dei potenti di turno e ha dato
vita, ad opera di pochi, prima ad uno
scomposto movimento di tipo umanitari–
stico, poi si è inserita nelle organizzazio–
ni sindacali, ha ispirato con la sua dottri–
na movimenti e partiti
«
aperti » alle
aspirazioni di giustizia delle masse. Essa
ha promosso sul piano politico l'alternati–
va al capitalismo e al comunismo, quella
«
terza forza» che i latino-americani, vit•
time dei nominalismi, sono stati tentati
di accettare come una formula miracolosa,
capace di guarire tutti i mali del conti–
nente.
La cosiddetta teologia del sottosvilup–
po - diceva monsignor Avelar Brandao
Vilela - si sta trasformando in teologia
della rivoluzione. Anche se l'ingiustizia
di cui sono vittime milioni di latino-ame–
ricani - si legge ai punti 30 e 31 del–
l'Enciclica paolina
Populorum progressio
- «
grida verso il cielo... e grande è la
tentazione di respingere con la violen–
za » le offese alJa dignità umana,
«
l'insur–
rezione rivoluzionaria » non può che es–
ser considerata come una
«
fonte di nuo–
ve ingiustizie », di nuovi squilibri e di
nuove rovine. Solo nel caso in cui un re–
gime tirannico
«
evidente e prolungato »
attenti ai diritti fondamentali della per–
sona è ammessa la rivolta . La Chiesa uf–
ficiale si
è
pronunciata per una riforma
graduale, da
«
tutti assimilabile» , per una
filosofia del rinnovamento nella rassegna–
zione. Ma il clero
è
diviso da un profon–
do spartiacque
«
generazionale »: la parte
più giovane e turbolenta di esso considera
le strutture ed i sistemi sociali esistenti
nel continente una forma di oppressione
istituzionalizzata alla quale è lecito ribel–
larsi. L'America latina è un campo aperto
a tutti gli entusiasmi e a.tutte le contrad–
dizioni; essa costituisce ormai un punto
di riferimento per tutti coloro che credo–
no nell'imminente palingenesi del mondo.
RICCARDO CAMPA