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un pensiero vibrato dal clima irreale dei

confronti fantastici che l'uomo occidenta–

le si è sempre proposto: da una parte ,

l'immanenza di una realtà ancora da guada–

gnare alla storia; dall'altra parte, le rifles–

sioni sull'ambiguità e sulla potenza del–

l'uomo.

L'America latina si rifiuta ormai di es–

sere il giorno della speranza. Essa ha pre–

so coscienza della propria realtà e cerca

di darsi un assetto politico e sociale quan–

to più possibile differenziato e insieme

coordinato con gli altri popoli del mondo.

Non

è

un continente rassegnato ad accet–

tare come una doppia natura la ricchezza

favolosa inesplorata e la miseria. La sua

sofferenza

è

fatta di ripulse, di afferma–

zioni di volontà.

Oltre 70 milioni sono gli analfabeti; e,

se si tiene conto dei semi-analfabeti, circa

i due terzi dei latino-americani sono esclu–

si dai benefici del sapere. Mentre la po–

polazione cresce al tasso del 2

,5

per cen–

to annuo, lo sviluppo economico (secon–

do i dati forniti dalla Commissione eco–

nomica per l'America latina) cresce solo

al tasso del 2,4 per cento: ciò vuol dire

che ogni giorno ci sono più bocche da

sfamare e meno cibo, più persone che

cercano lavoro e meno possibilità d'im–

piego, più menti da educare e meno scuo–

le, sempre più famiglie senza alloggio,

sempre più malati senza possibilità di es–

sere adeguatamente assistiti.

Nei prossimi 15 anni nasceranno più

di 100 milioni di latino-americani: 38

milioni di essi, quando saranno passati 15

anni, avranno necessità di trovare un lavo–

ro; e 40 milioni di nuove famiglie chiede–

ranno di avere una casa. Entro i prossimi

40 anni queste necessità primarie saranno

le necessità di altri 300 milioni di indivi–

dui. Se la popolazione si stabilizzasse al li–

vello attuale, al ritmo economico di oggi il

continente latino-americano sarebbe in

grado solo tra 50-anni di raggiungere quel–

lo che è ora il livello economico delle re–

gioni europee più povere. Ma tra

50

an–

ni

ci

saranno sulla scena latino-americana

altri

500

milioni di individui.

Riccardo Ca1npa

Fino a poco tempo fa un'oligarchia po–

litica, culturale ed economica, praticamen–

te incontrastata , controllava i destini del–

le masse passive e amorfe. Oggi le con–

dizioni sono mutate: è stata infranta quel–

la

rete di omertà che legava a una stes–

sa catena milioni di vite umane. Le mas–

se si sono svegliate dal torpore.

«

Lo spi–

rito della siesta - scrive Emilio Ma–

spero -

è

tramontato. La ribellione

è

in

marcia e la sua furia è resa più intensa

dalla disperazione di coloro che vivono

nella miseria e nell'umiliazione

».

I

L DILEMMA

è

oggi: rivoluzione

o controrivoluzione. La rivoluzione è

uno stato d'animo permanente in coloro

che credono nella mobilitazione generale,

nella sovversione totale del sistema, nel–

lo sconvolgimento e nella redenzione; la

rivoluzione è una mistica, un parametro

risolutivo di ogni situazione contingente.

La controrivoluzione è, per i suoi soste–

nitori, un atteggiamento

«

corrente» , una

condizione di attesa, un criterio più ela–

borato anche se paralizzante dei metodi

necessari a risollevare il continente dallo

status quo.

Tutti in fondo sono per il

cambiamento, fatta eccezione di quei po–

chi che, prede di diffidenze ancestrali, si

chiudono in se stessi e in quella corazza

di solitudine prevedono di soffocare.

Centottanta milioni di esseri umani so–

no in balia di una

élite

dirigente che s'im–

pegna a discutere sui sistemi e sull'orien–

tamento da dare alla rivoluzione sociale

in atto in tutta l'America latina. E dalle

loro decisioni dipenderanno in parte an–

che le scelte degli Stati Uniti, che non pos–

sono e non vogliono vivere come un'iso–

la di benessere.

Oltre il

65

per cento del reddito del–

!'

America latina proviene dalla produzio–

ne agricola, e quasi 1'85 per cento delle

esportaziçmi

è

rappresentato dalle mate–

rie prime. La debolezza organizzativa del

capitalismo ha avuto riflessi negativi sulla

struttura dei sindacati. Più di 80 milioni

di lavoratori agricoli non hanno ancora fat–

to sentire la loro voce e le loro rivendi-