

Riccardo Campa
Utopia e realtà
nell'America latina
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IN Q
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AN T 'ANNI
di vi–
ta indipendente non sono bastati ai
popoli latino-americani per disfarsi com–
pletamente dell'eredità iberica. La Spa–
gna della Conquista e della Colonia era
una grande potenza marginale, tagliata
fuori dai fermenti ideologici dell'Europa
rinascimentale prima, e illuministica poi.
Essa durò fatica ad inserirsi nel circuito
di idee che agitavano il mondo moderno;
volle rappresentare l'estremQ baluardo
della fede contro i nemici della cristia•
nità e le avventure della ragione. Molti
pensatori spagnoli tentarono a più ripre•
se - basti pensare a Ortega
y
Gasset e
a tutti quelli che facevano parte della
generazione del '98 - di
«
riportare
»
la Spagna all'Europa, di farle prendere
coscienza di un nuovo ordine e di una
nuova realtà.
Agli inizi dell'Ottocento, sotto l'em•
pito delle rivoluzioni francese e aqierica•
na, le nazioni latino-americane si scosse–
ro dal dominio metropolitano, non per
rinnegare la matrice culturale iberica della
quale si può dire che erano fiere, ma per
ridimensionarne l'ingerenza politica e le
pretese economiche. Agli inizi,
la
loro
fu una lotta per il rispetto delle istitu–
zioni che la stessa madrepatria aveva loro
imposto; una lotta di vertice intesa a so–
stituire con una
élite
creola i detentori
«
peninsulari» del potere. Lo stato d'a–
nimo che si diffuse fra i latino-america-
ni lasciava trasparire più trepidazione che
disprezzo per una cultura che essi anco–
ra non erano riusciti ad assimilare com•
pletamente e che si ostinavano ad imi–
tare. Quando
il
processo di indipenden–
za si trasformerà in rivoluzione mentale
e la cultura occidentale diverrà una ma•
trice di raffronto con quelle di altri po–
poli e di altri continenti, i latino-ameri•
cani penseranno a una loro storia
«
ori–
ginale», a una storia intesa non come
un rifiuto delle conquiste della scienza e
della ragione, ma come un tentativo di
conciliazione di elementi lontani e di–
versi tra loro. L'America latina conside•
rata come una confluenza di razze e di
culture - da quelle pre-colombiane di
origine asiatica a quelle di origine afri•
cana ed europea - sarà esaltata da José
Vasconcelos come l'ambiente ideale per
la nascita e lo sviluppo di un uomo
nuovo, quello della
«
razza cosmica
»,
il
creatore di una generazione più aperta
alle ansie e alle aspirazioni dell'umanità
nel suo insieme.
Nella famosa
Carta de Jamaica,
Sim6n
Bolivar affermava:
«
Più di chiunque al–
tro io desidero vedere sorgere in America
la più grande nazione del mondo, meno
per la sua estensione e ricchezza che per
la sua libertà e per la sua gloria ».
«
È
un'idea grandiosa - egli aggiungeva -
vo
1
er fare di tutto il Nuovo Mondo una
sola nazione, con un solo vincolo che