

Il
norne segreto
zione. Si tratta della concezione buddista
dell'hara.
Letteralmente
bara
significa ven–
tre, la parte che si trova sotto l'ombelico,
che per il buddismo rappresenta il centro
del corpo umano, il centro psicofisico di
gravità al quale l'uomo deve appoggiarsi
se desidera vivere una vita integra. Dal
punto di vista biologico, questa parte è
sia il regno della fertilità governato da
Cerere, poiché in esso si compiono le fun–
zioni della gravidanza e della digestione,
sia anche il regno plutonico degli inferi,
perché Il avvengono la putrefazione e la
morte.
«
Il
fatto di appoggiarsi al centro
del proprio corpo procura all'uomo una
forza che gli consente di impossessarsi del–
la propria vita» (Karlfried von Durck–
heim,
Hara).
Questa forza
è
la vita cosmi–
ca che attraversa il ventre e che l'uomo
può rendersi propizia se impara a non
essere vittima del proprio cervello, del
proprio cuore o della propria volontà, se
è
capace di scendere alle sue radici:
«
Quel–
lo che importa è la forza primordiale e
universale della vita che attraversa a gran–
di ondate il basso ventre dell'uomo, si•
mile ad un torrente d'acqua che giunge
dall'eternità e passa diretto all'eternità».
(opera citata). Secondo questa concezio–
ne, al
mundus
esterno, alla cui apertura
l'uomo non può sottrarsi per potere abi–
tare da uomo sulla terra, corrisponde un
mundus
interno che l'uomo deve neces–
sariamente occupare per abitare da uomo
nell'uomo.
È
presumibile che si tratti di
due versioni diverse dello stesso feno–
meno. Ma è significativo il fatto che due
tradizioni, le quali tra loro sono senza
alcuna connessione, abbiano lo stesso va–
lore di prova di fronte alla necessità del–
l'uomo, alla quale egli non può sottrarsi,
cli
attestare l'esistenza
cli
forze naturali
sovrumane dalle quali non potrà mai -
pena la morte - liberarsi.
L'europeo che popola l'America ha di–
menticato la nozione
cli
mundus
e non
ha la nozione
dell'hara.
Le sue città, trac–
ciate a forma di scacchiera, nèlle quali
ogni punto è uguale qualitativamente a
tutti gli altri, denotano una chimera del
37
suo raziocm10. Città e templi classici as–
sumono, a volte, la forma di scacchiera,
ma ciascun punto di essi, sebbene topo–
graficamente uguale agli altri, assume un
valore qualitativo completamente diver–
so; con l'insieme dei punti si cerca di ri–
produrre nella città, come unità organi–
ca, un'immagine dell'universo protettrice
e rigeneratrice. Nell'accampamento ame–
ricano, privo di
mundus
- creato cioè
sfidando la natura - si vive una vita or–
clinaria, rovinata dall'irrealtà, utopistica.
Il
fatto è che il fondamento
cli
una vita
umana reale e piena è costituito dallo
sforzo iniziale di riconciliarsi con la na–
tura per lottare con i suoi
mani
creatori
e distruttori, onde partecipare al gioco co–
smico delle sue potenze, o perlomeno vi–
vere la vita in una comunità che in un
certo momento del suo passato fece un
simile sforzo, i cui effetti continuano a ri–
sentirsi nei diversi strati della comunità
stessa.
Il
presupposto su cui si fonda l'Ame–
rica è, precisamente, il rifiuto di questo
sforzo. La
ratio
della chimera americana è
la febbre dell'oro che assorbe soltanto
in forma parziale le capacità potenziali
dell'individuo avventuriero dandogli cosl
l'illusione di non doversi impegnare in
lotte più profonde. Tali capacità poten–
ziali non sviluppate si trasformano in una
fantasticheria che ha per oggetto princi–
pale la patria d'oltremare . Si sogna quel–
lo che là si è vissuto e si è lasciato, si
sogna quello che là si vivrà quando si
ritornerà con l'oro raccolto. Succede pe–
rò che questi sogni della vita passata e
futura nella patria d'oltremare costitui–
scano il presente della vita americana, la
quale si trasforma cosl in una fantastiche–
ria irresponsabile, tranne in quello che
riguarda l'oro. Poiché, nel giungere qui,
si è sfuggiti alle potenze creatrici e di–
struttrici della natura, si crede che in
America tutto sia possibile. Ma· per co–
struire qualcosa
è
indispensabile che le
fondamen ta incontrino quella resistenza
che non si trova quando si tralascia di
scavare profondamente: l'avventuriero si