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Il nome segreto, simbolo del rinnovato
connubio tra terra e cielo con la media–
zione degli uomini, costituisce l'essenza
della vita in comune, rappresenta tutto ciò
che la comunità possiede. Non è un va–
lore d'uso: è un valore del tutto « inuti–
le» giacché è
la
suprema « utilità ».
Di–
venta, cosl, quello più forte e più vul–
nerabile: per entrambi i motivi deve ri–
manere segreto.
Le città americane post-colombiane
fu–
rono fondate in modo diverso, perché di–
verso era il tipo dell'uomo che le fondò.
Per citare una sua particolare caratteristica,
si trattava d'un uomo che viaggiava siste–
maticamente, e questo è un segno rivela–
tore. Il
Talmud
concede al credente di
abbandonare un paese e di andarsene in
un altro solo quando nel paese d'origine
la mala sorte si accanisce contro di lui.
Dice Lao Tse: « I confini d'un paese pos–
sono essere a portata
cli
vista, si può sen–
tire persino il clamore dei suoi galli e dei
suoi cani. Tuttavia gli uomini dovrebbe–
ro morire in tarda età senza aver mai
fatto lunghi viaggi ».
In
tutta la lettera–
tura tradizionale di viaggi -
Odissea, E–
neide, Divina Commedia, Libro del Viag–
gio notturno di Mahoma, The Pil'grim's
Progress
- si osserva uno stesso schema,
secondo il quale l'eroe è costretto da una
esigenza ineluttabile a un viaggio in cui
la discesa agli
Inferi
rappresenta la con–
dizione purificatrice e pregiudiziale per
raggiungere la meta ricercata, la redenzio–
ne o i
Superi.
Ogni viaggio è la rischiosa
ripetizione della originaria cacciata dal Pa–
radiso dovuta ad un abuso del giudizio.
Può trattarsi di un popolo che, non aven–
do saputo trovare nei suoi numi la fede
necessaria per diventare invulnerabile , è
stato scacciato dal suo paese da un altro
popolo ed è, quindi, costretto a fondare
un nuovo paese o a subire la maledizione
della diaspora; può trattarsi di un pel–
legrino in cammino verso il santuario do–
ve otterrà quella purificazione che gli è
necessaria, come il suo stesso viaggio di–
mostra; può trattarsi del cavaliere che va
a riconquistare qualcosa di sacro,
il
cui
Héctor A. Murena
possesso da parte degli « infedeli » gli sem–
bra intollerabile : chi viaggia è colpevole.
Che significa ciò? Secondo un signifi–
cato spirituale e religioso indica che, es–
sendo il mondo un'unità vivente, in ogni
suo luogo esistono egualmente tutte quel–
le stesse forze divine sulle quali l'uomo
fonda la sua vita. Il fatto che una creatu–
ra umana non percepisca in un certo luo–
go queste forze significa che in lei qual–
cosa è sopita, è sorda o è morta . Giacché
l'uomo pienamente vivo
è
a contatto,
è
strettamente legato alla forza vitale di tut–
to il creato: è religioso. Il fatto che una
creatura traviata non percepisca queste
forze in un certo luogo ma le avverta in
un altro, dietro altre forme, significa che
è vittima dell'apparenza, è schiava del suo
io inferiore e quelle che percepisce non
sono le forze vere, bensl le apparenze
cli
esse. Ma allora questo uomo ha già per
la seconda volta oltrepassato i limiti del
sacro, poiché ha spezzato nel suo luogo
originario quella radice che - nel miste–
ro della nascita - gli era stata concessa
come cifra del suo destino.
La colpa di viaggiare
S
I A
v v
I
e
I N A
ora il momento in cui
la natura colpevole e malefica del viag–
giare tornerà ad essere chiaramente com–
presa, sebbene forse non sarà ancora pos–
sibile parlarne troppo . Pochi decenni or–
sono non si sospettava neppure la even–
tualità
cli
una simile comprensione. Il fat–
to è che oggi, con lo sviluppo crescente
delle possibilità e della velocità dei viag–
gi aerei, il viaggiare rappresenta uno de–
gli aspetti tipici della nostra vita. Quelli
che devono viaggiare abitualmente per ne–
cessità non si fanno illusioni e capisco–
no che questo non esser padroni di se
stessi, com'è oggi il viaggiare, non può
esser sopportato altrimenti che come un
castigo. Si deve prendere l'aereo perché
la concorrenza manda i suoi incaricati con
l'aereo nei mercati più lontani e occorre
contrastarne l'azione, ristabilire cioè nei
rapporti commerciali la situazione di pri-