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Héctor A . Mur ena

Il

nome segreto

Un tenta tivo di spi egar e alcun i an tichi

e nu ovi mal anni arge ntin i e am ericani

R

o

M A

era il nome

pubblico

di una

città il cui nome sacerdotale era

Fior

o

Florens,

e infatti il giorno della

sua fondazione coincideva con quello del–

le celebrazioni di Floralia. Aveva un ter–

zo nome,

segreto.

Lo

storico bizantino

Lydas dice che questo nome fosse Amor,

ma è un'affermazione che ha suscitato

dubbi. Si ha la certezza dell'esistenza del

nome perché Plinio, nella sua

Storia na–

turale,

narra l'esecuzione capitale di un

magistrato che aveva tentato di svelarlo.

Secondo autorevoli studiosi moderni, il

nome sarebbe quello di una divinità er–

mafrodita, il che, se si considera il miste–

ro della conciliazione degli opposti, da–

rebbe un valore allegorico al nome sup–

posto da Lydas. I tre nomi venivano im–

posti durante la cerimonia della fonda–

zione di una città e il rito, perlomeno du–

rante tutta l'antichità classica, fu sempre

osservato tanto in Europa quanto in Ci–

na, India, America e Africa.

«

Sono per–

suaso che la struttura essenziale del rito

[della fondazione] sia più antica della sto–

ria scritta di qualsiasi civiltà

»

afferma

Joseph Rikwert in

Th e Idea of a Town.

Qual'è

il

significato di questi tre no–

mi? Quello pubblico, di uso profano e

generale, corrisponde al regno dell'uti li–

tà. Quello sacerdotale configura l'aspetto

esoterico della religione, il suo lato pale–

se ed ecclesiastico. Il nome segreto

è

il

fondamento degli altri due: del sacerdo–

tale perché, come la sua stessa segretezza

dimostra, è la radice esoterica, mistica,

della religione; di quello pubblico, perché

lo conferma

il

fatto che

il

nome di Roma

sia considerato come l'anagramma di

Amor. Il nome segreto sostanzia

il

prin–

cipio del retto abitare umano sulla terra .

Dev'essere inteso come le parole con cui

il

Talmud

dice che Dio creò

il

mondo. Il

nome segreto è anche

il

vero creatore del

fatto rappresentato da una città rettamen–

te abitabile ed abitata dagli uomini. Il

nome è stato coniato grazie alla fusione

di una particolare arditezza degli uomi–

ni (che permette loro di strappare un

nome a Dio) e di una speciale disposizio–

ne di Dio (che acconsente a discendere

tra questi uomini) . L'animo dei fondatori

è messo in luce da una fase del rito nella

quale ciascuno getta nel

mundus

-

fos–

so di significato importante - un pu–

gno della terra dalla quale proviene. La

religione proibiva l'abbandono della terra

dove era stato fissato il focolare e dove

erano stati seppelliti gli antenati, perché

essa creava vincoli non solo verso gli

Dei, ma anche verso la terra popolata da

miriadi di numi a chi fosse tanto atten–

to da percepirli. Nel gettare la terra del-

1'antica dimora nella nuova, si dichiarava

che anche questa era

terra patrum,

libe–

randosi cosl dalla colpa dell'abbandono.