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Fabrizio a Waterloo

maginare e di volersi perdere nel labi–

rinto dell'immaginazione. La sua favola

è improvvisata non già allo scopo di

« rispecchiare » una realtà qualsiasi (se–

condo la metafora dello « specchio in mo–

vimento su una strada maestra » da Sten–

dhal medesimo falsamente proposta come

definizione del romanzo in

Le rouge et le

noir),

bensì, al contrario, per far risal–

tare la continua sconcordanza tra i cosid–

detti fatti reali e quel sogno a occhi

aperti (a sua volta continuamente sfasa–

to rispetto ai fatti) che è l'esistenza del–

l'individuo ingenuamente - cioè schiet–

tamente - vissuta.

La verità di Stendhal è il moto degli

affetti: di esso, e non d'altro, sono ma–

teriati i suoi personaggi. La giovinezza

- che è il loro attributo specifico -

non è altro che la capacità di abbando–

narsi a quel moto e lasciarsene trarre in

inganno: la possiede, fino a un certo pun–

to, anche il conte Mosca, che d'anni non

è giovane. Ma se la verità della vita

consiste in questo, e se è da quest'abban–

dono all'immediatezza dei sentimenti che

scaturisce quel tanto di felicità che la

vita può dare, la realtà - quella attraver–

so la quale i personaggi stendhaliani navi–

gano fortunosamente - è costituita dalla

rete delle finzioni sociali. Queste sono

reali perché gli astuti e gli ipocriti, con

l'arte che hanno di stare al gioco degli

interessi creati, le rendono difficili da

districare e da vincere. Sono reali anche

perché Fabrizio del Dongo, Julien Sorel,

Lucien Leuwen credono di doverci cre–

dere al fine di riuscire anch'essi a vin'.

cerle, come i furbi. Il mito di Napoleone

che essi portano nell'animo è fatto di

quest'ambiguità : da una parte , per gli

eroi di Stendhal, Napoleone è

il

giovane

genio che sbaraglia d'un sol colpo le tra–

me, le tattiche e la sicumera dei vecchi

astuti; ma nel contempo egli è un maestro

d'astuzia e anche di finzione, simbolo del–

l'individuo eletto capace di vincere

il

mon–

do senza venire a compromesso e tutta–

via servendosi delle sue arti. A questo

punto, Napoleone diventa una vera e

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propria creazione mitica, l'essere favo–

loso che raffigura e riassume in sé l'am–

bizione dei tempi moderni: plasmare la

materia del mondo secondo l'Idea, imper–

sonare in modo sovrano quella che G. B.

Shaw chiamerà la Forza Vitale.

Ma che Stendhal credesse in un tal

mito è più che dubbio. Certo, egli crede

che i suoi personaggi dovrebbero credere

alle finzioni sociali nelle quali si trovano

irretiti, e che farebbero bene - al fine

di affermarsi nel mondo - a nascondere

il

meglio possibile lo « scomodo dono det–

to

anima

», per far posto a una specie di

« napoleonismo » della volontà . Ma non

si può dimenticare che il personaggio che

incarna con più veemenza il « napoleo–

nismo

»

stendhaliano, Julien Sorel, è in

realtà descritto come vittima di un'ambi–

zione fuori tempo e cioè, insomma, un

ingenuo.

Se ci credessero davvero, a tutte le

finzioni cui tentano di confomarsi, e si

facessero astuti e calcolatori, i giovani

eroi stendhaliani precipiterebbero anche

essi nell'inferno dove si agitano i « tri–

sti», i «gelidi» e i «vo lgari». Il che

non impedisce al loro inventore di trat–

tarli da « ingenui », « timidi »,

«

scioc–

chi », « ridicoli » e

«

deboli ». Se non lo

facesse, egli si confesserebbe vittima dei

medesimi inganni in cui essi cadono, del

medesimo continuo equivoco tra le chi–

mere del loro animo e la realtà altrettan–

to chimerica che essi si fingono e con la

quale credono di doversi misurare, che li

rende cosi « deboli » sia sul campo di

battaglia, sia negli affari del mondo, sia

dinanzi alle donne che amano o credono

di amare.

Ma

se

il

creatore di Julien

Sorel credesse che il mondo degli

«

astu–

ti » e dei « tristi »

è

la sola realtà -

come anche se s'illudesse che fra i moti

dell'animo umano e le leggi del mondo

c'è un'armonia prestabilita - il suo per–

sonaggio non sarebbe dotato dell'ambigui–

tà che lo distingue; né d'altra parte la

sua ambiguità sarebbe cosi scoperta, cosi

continuamente annunciata e denunciata,

così cattivante.