

Nicola Chiaromonte
Fabrizio a Waterloo
L
8
M A R
z o 1 8 1
5
,
appena sa–
puto del ritorno di Napoleone dal–
l'isola d'Elba ,
il
diciassettenne Fabrizio
Valserra, marchesino del Dongo, abban–
dona la casa paterna per raggiungere l'Im–
peratore a Parigi, entrare nei ranghi dei
suoi gloriosi eserciti, battersi contro i
suoi nemici per la libertà d'Europa e
d'Italia, partecipare infine all'epopea na–
poleonica.
Partito dalle rive del lago di Como,
Fabrizio, attraverso la Svizzera, arriva a
Parigi. Ll, racconta Stendhal, andava tut–
te le mattine nel cortile del castello delle
Tuileries ad assistere alle riviste passate
da Napoleone .
«
Il nostro eroe - nota
il romanziere - credeva che tutti i fran–
cesi fossero, come lui; profondamente
commossi dal pericolo estremo in cui ver–
sava la loro patria ». Cosl, in trepidante
attesa,
il
marchesino passa i suoi giorni.
Le
serate, peraltro, le passa in compagnia
di
«
giovani amabili e gentili, ancora più
entusiasti di lui, che in pochi giorni non
mancarono di rubargli tutto
il
danaro che
possedeva». In conseguenza di che, Fa–
brizio decide di lasciare Parigi e raggiun–
gere l'esercito.
Arrivato alla frontiera del Belgio
e trovato un battaglione che bivacca,
la prima cosa che accade al giovane en–
tusiasta è di essere arrestato come spia.
Rimane trentatré giorni in prigione . Ne
esce grazie alla bontà della moglie del car–
ceriere, la quale, dietro esborso di cento
franchi, gli fornisce l'uniforme di un us–
saro morto . Cosi addobbato, Fabrizio
continua
il
suo cammino alla ricerca del–
la gloria militare.
«
Era la vigilia della battaglia di Wa–
terloo » avverte
il
narratore. Fabrizio
sente per la prima volta tuonare il canno–
ne da lontano. La mattina dopo, incon–
tra una vivandiera che lo conduce fino
alle prime linee.
C'è
un cadavere che
giace attraverso la strada:
«
Una pallot–
tola, entrata da un lato del naso, era usci–
ta dalla tempia dalla parte opposta, e sfi.
gurava orribilmente
il
cadavere: era rima–
sto con un occhio aperto ... Fabrizio
fu
sul
punto di dar di stomaco... »
Assistito dalla tenera vivandiera, men–
tre il rombo del cannone si avvicina e si
fa
continuo, Fabrizio (sempre a pagamen–
to) riesce a procurarsi un vero cavallo
da battaglia.
«
In
quel momento, una
palla di cannone arrivò nel filare dei sa–
lici prendendolo di sbieco, e Fabrizio s'eb–
be
il
curioso spettacolo dei ramoscelli che
guizzavano in aria da ogni parte , come
rasati netti da un colpo di falce... Era
ancora rapito in estasi dinanzi a quello
spettacolo quando un gruppo di generali,
seguito da una ventina di ussari, attraver–
sarono al galoppo uno degli angoli della
grande prateria sul limite della quale egli
si era fermato».
Lasciandosi trascinare dall'improvvisa
foga del suo cavallo, Fabrizio si accoda
al gruppo.
«
Un quarto d'ora dopo, da