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zato da Stendhal. « Non avremmo libe–

rali da temere... »: il sarcasmo è tanto

più mordente in quanto implica che i li–

berali, naturalmente, si sarebbero schie–

rati a sostegno dell'« ordine nuovo » na–

poleonico. Ed è lo stesso sarcasmo che

corre attraverso tutta l'opera di Sten–

dhal per i

«

fatti compiuti » e il successo:

dalla realtà - dalle « cose come sono

»

- non c'è da aspettarsi che prosa e

disinganno.

Sconfitto, Napoleone conserva qualco–

sa dell'aureola che anche a lui, condot–

tiero intrepido e calcolatore geniale, ve–

niva, in fin dei conti, da quella specie

d'ingenuità e d'imprevedibilità che è il

tratto saliente degli eroi di Stendhal. Ma

Napoleone stesso - Napoleone Impera–

tore, non il Bonaparte della campagna

d'Italia - già segna l'inizio dell'èra del–

la mediocrità: già sotto il suo dominio,

per un animo giovane, aveva cominciato

a imporsi la scelta fra

il

calcolo utilitario

e la dissimulazione che diventerà generale

sotto la Restaurazione e dopo : il gesui–

tismo moderno, che non porta necessa–

riamente la tonaca. Se fosse riuscito a

stabilire

il

suo regno, Napoleone non

avrebbe potuto far altro che rafforzare

il filisteismo al quale egli stesso aveva

dato l'abbrivio

il

giorno dell'incorona–

zione a Notre Dame. Stendhal lo sapeva

bene, lui che nella

Vie de Bonaparte

ave–

va notato la parola dell'ufficiale cui, di–

nanzi a quella pomposa messinscena, era

uscito detto : « Quando si pensa a tutti

quelli che son morti perché non s'avesse

più a vedere un tal spettacolo... »

In

verità, la miscredenza di Stendhal

nei riguardi del mito - anzi della reli–

gione - della Storia quale si stava for–

mando nella cultura e nella coscienza del

suo tempo va più a fondo di quanto Tol–

stoi stesso non abbia forse intuito nel

leggere i primi capitoli della

Chartreuse

con l'entusiasmo che si sa. Si tratta, in–

fatti , di un'ironia che fa crollare al primo

sguardo la

«

grandezza » dell'evento sto–

rico o la presunta solennità della cerimo–

nia sociale. Quando, sul campo di bat-

Nicola Chwromonte

taglia di Waterloo, Stendhal fa rimanere

Fabrizio estatico dinanzi allo spettacolo

delle zolle di terra spazzate da una forza

invisibile, come quando, in

Le rouge et

le noir,

ci mostra Julien che sorprende il

vescovo di Besançon in atto di provare

dinanzi allo specchio le sue benedizioni,

l'impassibile candore del suo sguardo dis–

solve e sconsacra completamente l'idea

che gli eventi e gli atti umani abbiano

altro significato che quello immediato e

preciso che hanno a prima vista:

«

Cosl

è», sembra dire il romanziere, e al dilà,

o in più, non c'è altro che il prossimo

incidente, o la prossima commedia.

In

fondo a questa riduzione d'ogni evento

all'immediato e all'immediatamente senti–

to, c'è non già la negazione (Stendhal

non polemizza, ironizza soltanto), ma la

dissoluzione spontanea, per cosl dire, del–

l'idea che gli avvenimenti siano collegati

l'uno all'altro da una trama e costitui–

scano un seguito razionale di cause e di

effetti. La razionalità non può che venir

dopo, in forma di costruzione astratta, nel

tentativo di dare agli avvenimenti stessi

un significato unico e cioè, in sostanza,

ridurli a un tessuto di concetti. L'impre–

sa è possibile a una condizione: che si

trascuri completamente la singolarità del–

l'evento, del quale peraltro si pretende di

voler trovare il senso vero e« superiore».

La sola trama, l'unica successione evi–

dente - ma parlare di razionalità sarebbe

un abuso - Stendhal la trova nella re–

gione più instabile e più elusiva di tutte:

quella degli

affetti.

P

E R

o

I R L A I N T E R A ,

Sten–

dhal non solo non crede alla Storia

con la maiuscola, ma neppure a quella

che racconta. La quale è visibilmente una

favola temeraria - o un apologo imma–

ginoso - in continuo instabile equilibrio

tra il realistico e l'inverosimile. Di molti

romanzieri (e forse di tutti i più grandi,

da Fielding a Dickens, da Balzac a Tol–

stoj") si può dire una cosa simile; ma quel–

lo che distingue Stendhal è che egli

è

cosciente di questo fatto: cosciente d'im-